La morte del bracciante agricolo indiano Satnam Singh, avvenuta a giugno 2024, ha segnato un punto di svolta nella lotta al caporalato nel territorio pontino.
È terribile pensare che ci sia voluta la morte di un povero operaio straniero per rendere pubblico e “importante” la lotta al caporalato. Dopo l’incidente sul lavoro a Borgo Santa Maria però, che portò al decesso del di Satnam lasciato senza cure dal datore di lavoro, si è registrato un aumento significativo di denunce e procedimenti penali.
Nel 2023, come riportato da LatinaOggi, erano stati otto i procedimenti per caporalato iscritti in Procura. Nei primi sei mesi del 2024, prima della tragedia, il numero era in linea con l’anno precedente. Tuttavia, dal 17 giugno al 17 novembre, le iscrizioni sono quadruplicate, raggiungendo quota 18. Questo incremento testimonia una maggiore consapevolezza e coraggio da parte dei lavoratori stranieri nel denunciare situazioni di sfruttamento.
La Procura di Latina, con il Procuratore Giuseppe De Falco e il pm Marina Marra, ha evidenziato questo “effetto culturale” del caso Satnam anche in sede parlamentare. Le forze dell’ordine e le organizzazioni sindacali hanno sottolineato l’importanza dei controlli e della segnalazione di aziende irregolari per ridurre i fenomeni di sfruttamento.
Intanto, il datore di lavoro di Singh, Antonello Lovato, è in carcere dal 2 luglio con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Si attende la fissazione della data del processo, mentre la difesa valuta da tempo riti alternativi per l’imputato.









