Caro Proietti, prima di guadare lo spillo nell’occhio degli altri guarderei la trave nel proprio

Ho letto con attenzione quella che l’assessore all’istruzione del Comune di Latina definisce una “lettera aperta, un pensiero mio, intimo e nello stesso tempo pubblico”.

Al di là della dicotomia insita in queste definizioni quello che emerge è un po’ di confusione.

Una girandola in cui i piani della comunicazione, interna, esterna, politica, istituzionale si confondono per arrivare, in modo non troppo velato, ad invitare chi fa informazione e comunicazione a non usare il proprio ruolo incitando l’attrito, la contesa, addirittura l’odio.

Spiace constatare che l’assessore faccia di tutta un’erba un fascio senza citare casi specifici e, come si direbbe in gergo, gettando il sasso nel mucchio.

Non tutti i giornalisti sono uguali, non tutti i giornali sono uguali.
Lo dico, in qualità di editore di due testate e di esperto di comunicazione da oltre trenta anni, perché parlare di questo settore non è cosa facile così come non lo è comunicare nel modo giusto a tutti i livelli.

Bene la presa di coscienza di Proietti sull’esigenza, non più procrastinabile, di comunicare e bene, di evitare gli eccessi, di dosare gli attacchi.

Ma non si scorge nelle sue parole altro.

Ammonisce sull’”odio” proveniente dall’esterno, punta il dito sulla mancanza di onestà intellettuale.
E aggiunge “non possono esistere zone franche in cui tutto è permesso”.

Quelle zone franche non devono esistere, prima di tutto nell’amministrazione di cui, per volere dei cittadini, si fa parte.
Devono essere bandite dai consigli comunali in cui esponenti di Lbc, non i giornalisti o altri, hanno alzato i torni verso i propri avversari politici uscendo fuori non solo dal rispetto del ruolo che si ricopre ma da quello che la civiltà impone.

Non devono trovare spazio in attacchi d’ira, ultima quella dell’assessore Lessio, che dà in escandescenza perché qualcuno ha “osato” sollevare delle eccezioni, tra l’altro avvalorate dai fatti, rispetto all’operato del Comune.

“Sono le parole che danno forma al pensiero e se le parole sono violente, irrispettose, minacciose, lo sono anche i pensieri, e tali pensieri hanno il terribile difetto di tradire il mandato ricevuto”.

Ha ragione Proietti quando afferma questo ma prima di guardare lo spillo negli occhi degli altri dovrebbe notare la trave in casa propria.