Certificato pazzo, iniziano gli interrogatori degli arrestati

Le armi sequestrate dal Nas durante l'operazione Certificato pazzo

Sono iniziati gli interrogatori delle persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta “Certificato pazzo”. Questa mattina, è stata sentita Fausta Mancini, difesa dall’avvocato Maurizio Faticoni. La donna lavora in un’agenzia di Fondi e ha fornito la sua versione dei fatti. Ha spiegato al giudice Cario che avrebbe solo indirizzato i pazienti che le chiedevano del dottor Quadrino verso il suo studio. Poi le portavano le pratiche e lei le lavorava come le altre, non si sarebbe accorta di nulla. L’indagata ha avuto un malore e per questo è stata sentita in ospedale.

Domani saranno sentiti, nel carcere di via Aspromonte, lo psichiatra Antonio Quadrino e Bruno Lauretti, l’intermediario che gli avrebbe procurato molti clienti. Gli altri saranno interrogati per rogatoria nel carcere di Roma, dove sono detenuti. I due finiti ai domiciliari infine compariranno davanti al gip la prossima settimana.

Le indagini portate avanti dai carabinieri del Nas di Latina e di Roma avevano portato alla luce un mercimonio di certificati falsi per ottenere invalidità, ma anche permessi di caccia e agevolazioni per detenuti.

Ieri durante la conferenza stampa il procuratore aggiunto Carlo Lasperanza ha chiarito quanto fosse radicato il sistema, se in poco più di un mese sono stati accertati 150 certificati falsi. “Non dovremmo arrivarci noi a scoprire queste situazioni. All’interno dello stesso ospedale o Centro sarebbe stato possibile bloccarlo, con una ispezione per esempio. La magistratura e le forze dell’ordine in questo senso lavorano in supplenza anche dello stesso ministero competente”.

Questo perché in tantissimi sapevano secondo gli investigatori, la voce dei certificati facili e a prezzi stracciati era arrivata addirittura nella Capitale. Tra le persone finite nei guai c’è anche il comandante dei vigili urbani di Monte San Biagio, che è indagato per un episodio. Avrebbe accompagnato una persona da Quadrino, secondo le indagini, per aggravare una invalidità che sarebbe già stata falsa.