Aveva ragione Mario Vittorio Capponi. A dieci anni dalla sua scomparsa la Corte di Cassazione ha confermato le sue tesi sulla proprietà dei terreni al confine tra Sabaudia e San Felice Circeo. Mario Vittorio, storico consigliere comunale di San Felice Circeo, sosteneva che il regio decreto istitutivo della nuova città assegnava alla stessa la giurisdizione di alcune aree di San Felice Circeo (Molella, Palazzo e Mezzomonte lato lago) e di Terracina ma non la loro proprietà.
La questione dei territori che vennero utilizzati negli anni ’30 per la fondazione di Sabaudia è sempre stata molto complessa ma quanto affermato dai Giudici della Corte di Cassazione è molto chiaro: “è da ritenere che l’assegnazione al Comune di Sabaudia (nel momento della sua istituzione) di talune porzioni di territorio già di spettanza del Comune di San Felice Circeo non abbia significato e comportato attribuzione della proprietà delle medesime porzioni allo stesso Comune di Sabaudia, non essendo stata prevista alcuna sistemazione patrimoniale ovvero alcun riparto delle attività e passività”. In pratica, quei territori non potevano essere considerati di proprietà di Sabaudia.
“Non è facile capire quale sarà la portata derivante dalla ordinanza con la quale la Suprema Corte ha cassato la sentenza della Corte di Appello di Roma n. 1856/2014 – afferma il gruppo consigliare di opposizione ‘Verso il domani’ – che asseriva il contrario ma, in ogni caso, si tratta di una decisione di portata storica per il nostro territorio. E questo perché la stessa Corte di Appello – che dovrà emettere una nuova sentenza – si dovrà uniformare a quanto già indicato dalla Corte di Cassazione. Si pone termine in questo modo ad una vicenda che dura dal 1933, anno del regio decreto 1071 con cui veniva stabilita la fondazione di Sabaudia, una vicenda che ha avuto un decorso estremamente travagliato e che è stata oggetto di numerose sentenze giuridiche, tutte a favore della tesi che quei territori di San Felice e di Terracina su cui era sorta Sabaudia fossero di fatto diventati patrimonio di quella città”.
Nel 2014, l’ultima di queste sentenze – della Corte di Appello di Roma – avrebbe potuto mettere fine alla storia. Ma – sottolineano i consiglieri di opposizione del gruppo “Verso il domani”, Eugenio Saputo, Egidio Calisi e Luciano Magnanti – l‘amministrazione Petrucci non si arrese e, accettando il consiglio dell’avvocato del Comune, Vincenzo Puca, affidò il ricorso in Cassazione al professor Romano Vaccarella il quale eccependo un unico motivo ha vittoriosamente condotto a termine la battaglia del Comune di San Felice Circeo”.
“Siamo particolarmente orgogliosi del risultato conseguito – commentano i tre consiglieri – perché rappresenta il coronamento di quello che è stato il nostro modo di governare vale a dire nell’esclusivo interesse del territorio, anche con il ricorso a professionisti seri e di indiscusso valore. Ne sarebbe orgoglioso anche quello che è stato a lungo un nostro compagno di viaggio e cioè il compianto Mario Vittorio Capponi il quale alcuni decenni fa aveva già anticipato le conclusioni dei Magistrati della Corte di Cassazione”.