Dopo anni di lavoro con contratti a termine era stata mandata a casa per cessazione del rapporto. Un “licenziamento” illegittimo. E’ quanto stabilito dalla Corte di Appello, condannando Andreoli spa a riassumere la dipendente che aveva lavorato in forza di contrattini in luogo del posto fisso. La donna era stata assunta, con qualifica di addetta alle vendite, la prima volta nel 2010 e alla scadenza dell’ultimo contratto era stata estromessa dal lavoro. La lavoratrice aveva quindi impugnato i contratti intercorsi a far data dalla sua prima assunzione innanzi al Tribunale di Velletri che aveva giudicato illegittimi i contratti utilizzati in contrasto con norme di legge da parte dell’azienda. La società, tuttavia, aveva proposto ricorso in Appello innanzi la Corte di Appello di Roma e nei giorni scorsi il Collegio depositando la sentenza ha confermato in toto la tesi della lavoratrice, accertando l’llegittimità dei contratti a termine intercedutesi negli anni.
E’ la storia di una giovane ragazza dipendente di Andreoli Spa, leader nel Lazio nella vendita di prodotti elettronici e tecnologici, la quale, immediatamente dopo l’espulsione (era il 14 settembre 2012), rappresentata dall’avvocato Fabio Leggiero giuslavorista del foro di Latina, aveva iniziato la sua battaglia ora felicemente conclusa in suo favore. Piena soddisfazione da parte dell’avvocato Leggiero: “Nella fattispecie in esame – ha spiegato il giuslavorista – i giudici della Corte di Appello di Roma hanno correttamente ravvisato l’illegittimità e l’inefficacia della clausola di apposizione del termine al contratto di lavoro in essere con la mia assistita, poiché in violazione con il dettato normativo di cui al D.lgs 268/2001 e del granitico orientamento della Corte di legittimità in merito alla specificità della causale in materia di contratti a tempo determinato. Tale sentenza, in un momento così difficile per il mercato del lavoro, in continua evoluzione verso una flessibilità in uscita a volte a dir poco selvaggia ed in spregio a norme garantiste del diritto al lavoro, è ancora più importante poiché dà fiducia a quei tanti lavoratori che, come nel caso di specie, dopo anni di precarietà hanno il diritto di rivendicare innanzi ad un Tribunale le violazioni che si appalesano dietro i numerosi contratti a termine”.