Delfino spiaggiato, il Wwf: “Bloccata la procedura di recupero”

Il caso del delfino morto e spiaggiato sul lungomare di Latina ha acceso le polemiche. Il cadavere dell’animale, infatti, non è stato recuperato e sul corpo non sono stati effettuati accertamenti per risalire alle cause della morte.

A parte il fenomeno, quanto meno strano, di latinensi che andavano appositamente al mare per una foto con il delfino morto poi regolarmente postata sui social, a preoccuparsi del mancato intervento è ora il Wwf Litorale laziale.

“Nel giro di pochi giorni – ha detto il vicepresidente dell’associazione, Franca Maragoni – due ritrovamenti; uno il 28 e uno il 29 di cui però si hanno notizie circa le causa della morte. Quello ritrovato il 28 novembre sul litorale di Latina è il terzo o credo il quarto, se non di più ritrovati morti nell’arco di un anno sulle coste della nostra provincia. L’unico su cui è stato possibile eseguire l’autopsia e le indagini pare sia morto per un virus”.

“La notizia – ha continuato Maragoni – è che su questo e l’altro caso ritrovato a Rio Martino, casi avvenuti a brevissima distanza, non si potrà fare luce sulle cause della morte”. Sull’esemplare ritrovato a Rio Martino il motivo sarebbe da ricondurre al fatto che era ormai deceduto da tempo e in stato di decomposizione, quindi è stato distrutto.

“La nostra associazione è stata coinvolta fin dal primo momento, come pure quello del delfino spiaggiato a Fondi mesi fa; ci siamo subito attivati conoscendo quella che è la procedura e quali sono gli organi competenti coinvolti in questi casi; abbiamo fatto la segnalazione, parlato personalmente con i responsabili, abbiamo avuto assicurazione sulla buona riuscita dell’operazione di recupero e indagini ma abbiamo avuto purtroppo anche la conferma che invece tutto si è bloccato.

Anche questa volta il delfino è rimasto lì dove l’hanno visto i numerosi cittadini che ci hanno allertato. Se la corrente non l’ha portato via si decomporrà fino a che non lo preleveranno per smaltirlo come un rifiuto speciale, così almeno è la procedura per le carcasse di animali”.

Difficile capire di chi sia la responsabilità. “Il rimpallo di responsabilità, lo scaricabarile che potrebbe alimentare una discussione non cambia la sostanza delle cose ed è giusto che i cittadini ne prendano consapevolezza.

I delfini sono animali protetti e un episodio come questo dovrebbe allarmare il mondo scientifico anche perché vivono in gruppo e questo forse potrebbe spiegare il numero di morti. A volte questi grossi animali muoiono per ingestione di grandi quantità di plastica, a volte si spiaggiano e poi muoiono perché disorientati da inquinamento o patologie, a volte intrappolati nelle reti. Insomma non lo sapremo mai con buona pace della tutela della biodiversità”.