“Tutti nel Comune di Sperlonga sapevano, ma nessuno ha mosso un solo dito per aiutare mio zio”.
Sono le disperate parole di una donna, che da mesi lotta per garantire a suo zio 87enne un’assistenza adeguata.
Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre scorsi l’uomo è stato colto da un malore mentre si trovava da solo nella propria abitazione a Sperlonga. Nella tarda mattinata del giorno seguente, dopo una serie di chiamate senza risposta, la donna ha allarmato un nipote, che, entrato in casa dopo aver rotto una finestra, ha trovato lo zio privo di coscienza.
Immediato l’intervento del 118 che ha trasportato l’anziano prima presso l’Ospedale di Fondi San Giovanni di Dio e poi d’urgenza presso l’Ospedale di Formia.
L’uomo, un anziano di 87 anni affetto da una grave patologia e tenuto in vita da una bombola di ossigeno, vive da solo da anni, contando esclusivamente sull’aiuto di sua nipote, residente a Fondi, nonostante per le condizioni in cui versa abbia diritto a un accompagnamento costante.
“Il personale intervenuto quella notte mi ha detto che mio zio non è in grado di vivere da solo. Ora è ricoverato in gravissime condizioni presso il reparto di Medicina dell’Ospedale di Formia, dove è stato trasportato d’urgenza – spiega la donna – i medici sospettano che si tratti di un’emorragia celebrale. Aveva tentato di chiedere aiuto, ma il telefono gli è caduto di mano a causa del malore”.
Un anno fa la donna ha inoltrato all’Inps una domanda di accompagnamento per suo zio, che è stata respinta. Quindi lo scorso settembre si è rivolta ai Servizi Sociali del Comune di Sperlonga, che dopo aver effettuato un sopralluogo hanno specificato che avrebbero mandato un assistente per un’ora al giorno tutti i giorni, a partire dal 6 novembre, a condizione che la casa fosse stata disinfestata.
“Ad oggi, – prosegue la donna – il Comune non ha proceduto alla disinfestazione e mio zio è stato assistito per un’ora di una sola giornata del mese appena trascorso, poi è stato nuovamente abbandonato”.
L’uomo, che percepisce una pensione minima e quasi del tutto impiegata nel pagamento dell’affitto della propria abitazione, non può permettersi un’assistenza privata ed è categoricamente escluso che una volta dimesso dall’ospedale possa tornare a vivere da solo.
“Vorrei che il Comune di Sperlonga si renda conto della difficile situazione di mio zio e intervenga per garantirgli un’adeguata assistenza domiciliare”, questa la richiesta della donna, avvilita dall’immobilismo di Istituzioni che sembrano essere sorde al grido di aiuto di persone che, gravate da condizioni di vita difficili, vengono abbandonate al proprio destino.