Florovivaismo, Adinolfi: “Non basta contributo regionale, servono fondi europei”

Il florovivaismo italiano, secondo in Europa solo all’Olanda con 100.000 addetti e un fatturato annuo di 2,5 miliardi di euro, esce fortemente danneggiato dalle restrizioni adottate per fronteggiare il Coronavirus. Anche in provincia di Latina.

A questo si aggiungono i costi che le aziende sono chiamate a sostenere per lo smaltimento dei prodotti rimasti invenduti e deterioratisi. Una situazione che determina la perdita della stagione primaverile, ossia circa il 70% dei ricavi annuali dell’intero sistema florovivaistico.

Per i produttori che lavorano esclusivamente con produzioni primaverili tale perdita interessa addirittura il 100% del fatturato, con tutto ciò che ne consegue a livello di stabilità aziendale e opportunità di occupazione.

“Per questo – ha detto il parlamentare europeo della Lega, Matteo Adinolfi – sono al fianco dell’Associazione florovivaisti italiani che tramite i suoi rappresentanti a Bruxelles ha chiesto alla commissione europea di destinare al comparto un bilancio ‘ad hoc’ al di fuori di quello della Pac. Servono, infatti, misure eccezionali volte a compensare almeno l’80% dei costi di produzione e di smaltimento del non venduto; a sostenere la commercializzazione di piante e fiori non appena ci saranno le condizioni adatte; a garantire il ripristino delle esportazioni e la regolarità dei trasporti”.

Il florovivaismo nel Lazio è un comparto importante dell’agricoltura regionale ed in particolare le aziende della provincia di Latina rappresentano secondo le stime di Camera di commercio una quota pari al 38,7% di quelle presenti in tutto il territorio regionale. Inoltre, si distinguono, in particolare, per le dimensioni più ampie rispetto alle altre province laziali.

“Si tratta quindi di una filiera strategica che, soprattutto in questo momento particolare, necessita di sostegno e di opportune tutele per superare il lockdown che ha penalizzato fortemente i floricoltori del nostro territorio e di tutto il Paese rispetto a chi all’estero ha potuto continuare a vendere i propri prodotti. Non basta quindi un contributo una tantum fino a 5000 euro come stanziato dalla Regione Lazio, ma – ha concluso Adinolfi – si deve lavorare utilizzando anche fondi europei ad un aiuto massiccio, mirato e concreto per gli operatori del settore”.