Forte, Di Tommaso, Stefanelli. Il Pd cala gli assi nei Comuni usciti a pezzi dal centrodestra

 

L’operazione è palese e non la nasconde oggi Salvatore La Penna, segretario provinciale del Pd nel presentare alla stampa i candidati sindaco del Pd di Latina, Enrico Forte, Terracina con Alessandro Di Tommaso e Minturno con Gerardo Stefanelli: marcare la forza del messaggio di rinnovamento e la precedenza di una scelta chiara e coerente rispetto ai guasti e ai danni lasciati in tre città reduci dall’onda lunga del centrodestra. Ammette che le premesse sono state diverse per arrivare ai tre nomi ma la verità non la dice tutta. Al tavolo ha accanto Enrico Forte che è stato il simbolo delle lotte interne degli ultimi mesi sfociate in primarie rese necessarie dal dualismo con Moscardelli, mentre nel caso degli altri due candidati , DI Tommaso è stato l’unico candidato alle primarie di Terracina mentre Stefanelli è stato incoronato dal partito. Modalità diverse di scelta sì ma anche passaggi che non stati del tutto fluidi.

La Penna. “Sono tre personalità forti – dice – tre candidati sindaco di cui rivendichiamo la scelta, al di là del metodo selezionato, da quasi due mesi nelle tre città importanti, quelle che sono il simbolo e l’emblema del fallimento della filiera dei nostri avversari e nelle quali troveremo una situazione difficile di bilancio comunale. Il centrodestra oggi si trova nella difficoltà di individuare le candidature, di saper gestire un quadro diviso rispetto a venti anni di governo della città e a un accordo di facciata a Latina, a una spaccatura conclamata con Corradini e Procaccini a Terracina, a una situazione di estrema frammentazione del centrodestra a Minturno”. La Penna ammette che nel Pd vige una dialettica accesa e dei toni eccessivi ma che il risultato è che oggi “Il Pd è unito sulle candidature, sta mettendo in campo idee e programmi ed esprime un principio che vale per tutti: non siamo disponibili a fare accordi e a includere chi è stato un prima linea di governo con le vecchie amministrazioni, vogliamo allargare il perimetro elettorato moderato e trasversale ma senza commistioni equivoche”.

Stefanelli. Stefanelli è il primo a prendere la parola, parla di Minturno come roccaforte del centrodestra e dell’estrema frammentazione del quadro politico con otto candidati a sindaco in un Comune di 20mila abitanti. “Senza voler fare polemica – dice – mi aspetto dal partito provinciale che ci sia la capacità di trovare una piattaforma comune per temi importanti come la tutela ambientale e l’attrattività sugli investimenti e sul turismo, il partito deve fare da cerniera con la regione in un momento difficile per chi fa politica nei Comuni a causa dell’indebolimento dell’amministrazione provinciale”. Stefanelli pone il problema della riforma necessaria negli uffici degli enti comunali: va cambiata la cultura amministrativa dei nostri enti, lasciata in una anarchia che produce sprechi, soldi che si perdono in mille rivoli e una gestione a compartimenti stagni. E’ un tema grigio per molti ma che va preso di petto”.

Di Tommaso. “La vera novità – dice Di Tommaso presentato come un candidato che è un mix di innovazione per i suoi 34 anni ed esperienza per le sue pregresse esperienze amministrative-  è che il Pd oggi vuole vincere la sfida elettorale e governare la provincia scardinando un sistema di potere che ha prodotto potere disastri sotto gli occhi di tutti. Qui è una questione di metodo, vogliamo cambiare il modo di fare politica e dire alle persone che per loro c’è un futuro, una prospettiva. Abbiamo grandi asset di sviluppo e uno tra questi e’ la cultura attraverso la valorizzazione di centri storici con caratteristiche eccezionali e l’esigenza di intercettare forze nuove ed energie per rimettersi sui binari dello sviluppo. A Terracina il centrodestra è fratturato in due con Procaccini e Corradini che si sono divisi a metà per interessi di parte e personali e poco riconducibili alle divergenze programmatiche. Quello che avviene su Acqualatina ci dice che quella crisi era tutta interna al centrodestra e poco attinente alle dinamiche che ci venivano imputate di una combine con Forza Italia, il partner che prima ha decretato l’elezione di Procaccini e poi la sua caduta.

Forte. Enrico Forte esordisce invece non nascondendo lo scontro duro interno al partito degli ultimi mesi. “E’ stata una polemica aspra ma avendo a cuore i destini della comunità provinciale e mai facendo prevalere lo spirito di parte rispetto a interessi generali: non sono elezioni come tutte le altre ma sono la fine di un passaggio politico delicato, quello della disgregazione del centrodestra. Il Pd oggi è l’unica forza politica che può fare in modo che non ci siano disgregazioni ulteriori del territorio. Latina è la seconda città del Lazio, una posizione che finora non ha prodotto benefici ma una grande marginalità.  Se dovessimo diventare sindaci cambierebbero gli equilibri nella conferenza dei sindaci della sanità e nell’assemblea Acqualatina, vogliamo avere una funzione di governo più complessiva questa è la sfida”.

I candidati concludono, sollecitati dalle domande, dicendo che in questi tre Comuni vedono deboli i 5stelle come insediamento territoriale: “C’è molta confusione di regole e agibilità politica, allo stato è ancora un movimento in fase embrionale”. Forte aggiunge facendo riferimento alle polemiche in Regione sui rimborsi spese dei 5 stelle e il dimezzamento di stipendi e indennità: “Non parlano di quelle polemiche, queste cose vengono messe sotto silenzio e derubricata come fosse normale, resto allibito perché se fosse capitato a me avrebbero avuto altra rilevanza…”