Economia & Società
di Ivan Simeone
Direttore CLAAI Assimprese Lazio Sud
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In questo nostro momento storico, che vede emergenze sociali ed economiche affiancarsi a quelle sanitarie, sentiamo molto spesso parlare di “microcredito”, sovente senza neanche comprendere appieno di cosa si stia parlando.
Il termine “microcredito”, apparentemente potrà sembrare molto “liquido” e, apparentemente, utile per ogni esigenza ed occasione, ma questo non è.
Il “Microcredito” ha delle regole ben precise e vi sono leggi e regolamenti che ne regolano l’erogazione e le azioni di assistenza e tutoraggio. Ma andiamo per ordine e cerchiamo di capire da dove realmente nasce.
Ai più quando si parla di microcredito il pensiero corre al premio Nobel Muhammad Yunus, il così detto Banchiere dei poveri, con le sue iniziative di piccoli prestiti legati al circuito della Grameen Bank (la Banca del Villaggio).
Yunus, premio Nobel per la pace nel 2006, economista e docente universitario, accademico ha il grande merito di aver riproposto a livello internazionale il microcredito come strumento finanziario di inclusione sociale e diversi sono i saggi da lui pubblicati in merito alla tematica.
A Firenze è attivo lo “Yunus Social Business Centre University of Florence”, primo Centro italiano accreditato dallo Yunus Centre di Dhaka (Bangladesh) per promuovere e sostenere il business sociale. Finanche presso la prestigiosa Università di Bologna (sede di Forlì) vi è un “Yunus Social Business Centre”.
Ma cosa è il “microcredito”? Dove nasce?
La definizione, di per sé è semplice. Un piccolo prestito concesso senza garanzie reali e finalizzato ad azioni di carattere prevalentemente legato all’inclusione sociale.
Per cercare di comprenderne la nascita, dobbiamo chiedere un sostegno al Prof. Leonardo Becchetti, docente universitario, accademico, uno dei pilastri della Scuola di Economia Civile con all’attivo numerose pubblicazioni nell’ambito dell’economia sociale ed etica. Un valido e solido punto di riferimento.
Già con San Bernardo da Chiaravalle fondatore dei monaci Cistercensi ed ispiratore della regola dell’Ordine Templare, i primi veri banchieri, si parlava di un utilizzo del “denaro donato”, finalizzato ad un reinserimento sociale. Siamo intorno al 1.100 per arrivare poi al primo Monte dei Pegni ad Ascoli nel 1458.
Con il Monte dei Pegni (o Monte di Pietà) siamo alla fine del XV secolo con i frati francescani che si adoperarono per contrastare l’usura dell’epoca. Sono proprio gli Ordini Mendicanti, primo fra tutti quello francescano, che hanno fondato i primi istituti di credito “finalizzati a fornire le piccole somme di denaro necessarie alla sussistenza dei poveri”. Il più antico è quello di Perugia nel 1462.
I Monti di Pietà furono approvati nel 1515 da Papa Leone X con la bolla “Inter multiplices”.
Ancora una volta si evidenzia il ruolo sociale e solidale del mondo cristiano dell’epoca, che va ben oltre alla complessa parentesi avignonese; periodo ancora avvolto in lucci ed ombre di un periodo, quello medioevale, che possiamo considerare dal 500 (476 per convenzione) al 1500, secondo il medievalista Le Goff.
Giusto per la cronaca, i Monti di Pietà furono poi “spogliati” dalle truppe Napoleoniche intorno al 1796, in ossequio alla foga illuminista ed anticlericale, ma questa è un’altra storia.
Antenati del microcredito, come oggi lo concepiamo, sono le “Tontine”, Le “Rosca” …ma per un approfondimento consiglio la lettura del saggio “Il microcredito” del Prof. Becchetti, edito da “Il Mulino”.
Sull’uso del denaro è interessante approfondire il saggio di Jacques Le Goff , “Lo sterco del diavolo”, sul ruolo e sulla visione del “soldo” all’epoca del medioevo, questo medioevo tanto vituperato (anche se ormai gli storici hanno difficoltà a definirlo “secoli bui”) ma culla e bozzolo del nostro quotidiano.
I piccoli prestiti nascono con una visione che supera quella di filantropia o di semplice “elemosina” ma guarda ad un reinserimento sociale della persona. Oggi parliamo in genere di microfinanza e ci si richiama ad un concetto di “responsabilità”.
Quando si parliamo di microcredito entriamo nell’ambito della “finanza etica” e qui si apre tutto un interessantissimo mondo.
Una cosa deve essere chiara a tutti. Questi strumenti non sono la panacea della crisi economica, non sono “la soluzione”, ma certamente uno strumento per intervenire direttamente e concretamente su situazioni di emergenza e di disagio; strumento che aiuta la coesione sociale, strumenti legati al concetto di sussidiarietà (altra nozione sociale cristiana) ed a quello della finanza etica che va a coniugare il profitto con un rendimento “sociale”.
A livello figurativo, scusate la semplicità, il microcredito ha lo stesso compito che negli ospedali hanno i pronto soccorso; ovvero dare risposte veloci ed immediate, per poi intervenire in maniera organica sul problema e risolverlo definitivamente.
Il Microcredito nell’ordinamento italiano.
Il Microcredito, nel nostro Ordinamento è regolato in maniera puntuale e precisa. La materia è regolamentata dal DM del 17 ottobre 2014 n. 176 che regola, a sua volta, l’articolo 111 del Testo Unico Bancario, oggi ripreso dall’articolo 7 del DL 141 del 2010. La materia è inoltre regolamentata dal DL 176 del 2014.
Questa è la “cornice” normativa, ma abbiamo anche un punto di riferimento ben preciso quale è l’Ente Nazionale per il Microcredito, Ente pubblico non economico, con funzioni di “ente coordinatore nazionale con compiti di promozione, indirizzo, agevolazione, valutazione e monitoraggio degli strumenti microfinanziari promossi dall’Unione Europea nonché delle attività microfinanziarie realizzate a valere su fondi dell’Unione europea”.