Itri, discarica Calabretto: i risultati delle analisi. Agresti: “No rischi per le acque”

discarica calabretto

Sono arrivati i risultati delle analisi del terreno della discarica Calabretto scoperta e sequestrata ad Itri.  Dopo i dati dell’Arpa sulla qualità dell’aria, ecco anche i dati sugli accertamenti effettuati sul terreno.

Come amministrazione – ha detto il sindaco Fargiorgio – ci siamo subito occupati della questione appena venuti a conoscenza della discarica. Dopo il monitoraggio dell’aria, ora arrivano i risultati del carotaggio effettuato nel sito da parte di Eco Ambiente, la ditta commissionata dal Comune”.

A leggere i risultati è l’ingegnere itrano Andrea Agresti, tecnico esperto di piani di caratterizzazione e campionatore ambientale nei cantieri della cosiddetta Terra dei fuochi“, nominato consulente per tutto ciò che riguarda la discarica e per la direzione dei lavori relativa alla rimozione rifiuti ed eventuale bonifica.

E’ rassicurante – ha spiegato Agresti – l’esclusione della presenza di diossine e dei POPs (inquinanti organici persistenti). I rifiuti abbandonati vanno ricondotti a scarti di lavorazione edile e lastre di fibrocemento. Si conferma la presenza di fibre di crisotilo, minerale della famiglia dell’amianto.

I carotaggi effettuati sono rappresentativi di parte dei rifiuti presenti in sito. Dai risultati delle analisi si evince, in particolare, il superamento dei limiti consentiti da parte degli idrocarburi (sia leggeri che pesanti) e la presenza di Pcb che potrebbero derivare, oltre che dai processi di combustione avvenuti in loco, dal bitume, componente base nella composizione di guaine impermeabilizzanti adoperate in edilizia.

Una ulteriore conferma – ha continuato l’ingegnere – potrebbe essere data anche dai valori Toluene ed Etil-benzene, rispettivamente solventi ed additivi adoperati nella produzione delle suddette guaine e dalla presenza di xilene (derivante del Benzene) che va ricondotta sia alla combustione boschiva, sia alla presenza di catrame.

Tra i metalli pesanti invece i valori più alti sono riscontrati nel nichel, piombo e zinco, derivanti, probabilmente, dalla presenza di materiale da attività di costruzione e demolizione. Un altro dato confortante – conclude l’Ing. Agresti –  proviene dal test di cessione: il valore dei parametri al momento esclude la possibilità che gli inquinanti possano causare rischi di contaminazione delle acque sotterranee”.