Karibu, protesta davanti al tribunale. Udienza rinviata al 3 novembre

Un coro di fischietti intervallato dagli interventi del segretario sindacale. Protesta rumorosa dei lavoratori di Karibu e Consorzio AID davanti al Tribunale di Latina, nel giorno dell’udienza preliminare, rinviata al 3 novembre, per la richiesta di rinvio a giudizio dei vertici delle cooperative che si occupano dell’accoglienza migranti e richiedenti asilo: “Io avanzo ancora un mese, ma mio marito ben 25mila euro. Ero la cuoca della cooperativa, ho quattro figli. Non si sono mai vergognati quando dicevano di stare senza soldi, perché non li prendevano dallo stato”. A parlare è una donna italo-tunisina, uno dei tanti volti preoccupati per la situazione in cui versano. Contemporaneamente al presidente, c’è udienza in tribunale, dopo le indagini della Guardia di Finanza sulle gestione dei fondi ministeriali, circa 62 milioni di euro, a fronte di decine di lavoratori, che lamentano stipendi arretrati , TFR e la perdita del posto di lavoro: “E’ indegno per questi lavoratori e queste famiglie, venire a conoscere di soldi arrivati alle cooperative e a fronte dei quali non è più arrivato nulla nelle tasche di queste persone”.

Lo striscione della protesta

Sono una quarantina i lavoratori raccolti nella sigla UILTUCS, che dall’inizio ha seguito la vertenza, sfociata poi nell’attuale procedimento giudiziario. ”Mi sono licenziato dopo un anno e mezzo, non ce la facevo più a rimanere senza stipendio“.  E’ un’altra testimonianza di un ragazzo del Marocco, sconfortato anche se nel frattempo ha trovato un altro impiego. Ovviamente in altro settore, quello dei trasporti. L’importante è sopravvivere.

Tecnicamente l’udienza preliminare è stata rinviata perché una delle indagate, Liliane Murekatete la suocera del deputato Aboubakar Soumahoro ha appena cambiato legale, il quale ha chiesto tempo per studiare le carte processuali. La UILTUCS e i lavoratori si sono costituiti parte civile, come conferma l’avvocato Giulio Mastrobattistia: “Per il sindacato e i lavoratori sono fatti gravissimi – dice Mastrobattista -, ma mi lascia perplesso che non si sia costituita parte civile l’Agenzia delle Entrate. Spero che lo faccia il 3 novembre, qui si parle di un enorme sperpero di denaro pubblico”.  Nella vicenda è indaga anche la moglie del deputato Soumahoro, Marie Therese Mukamitsindo ed altre quattro persone, di cui una è già tornata in patria. Difficile prevedere la direzione dell’eventuale processo, come quello che ne sari dei soldi dei lavoratori. Molti di loro erano mediatori culturali, operatori sociali, addetti alla logistica e ai servizi: “Prendevo circa 1.200 euro al mese – ci dice un altro operatore sempre marocchino -, ma in due anni sono stato pagato solo due volte e in più lavoravo in nero”.