La freccia rossa dell’amore nel romanzo di Salvatore D’Incertopadre

Cora Craus e Salvatore D'Incertopadre

Se la freccia rossa di Cupido viaggia ad alta velocità. Diretti a Milano, i protagonisti dell’ultimo libro di Salvatore D’Incertopadre scoprono l’amore, un amore maturo, raccontandosi liberamente.

Freccia Rossa“, il romanzo dell’ex sindacalista, pubblicato dalla casa editrice Atlantide di Dario Petti, è stato presentato giovedì scorso al Circolo Cittadino di Latina, attraverso l’intervista della critica letteraria Cora Craus all’autore.

Smessi i panni, alcuni anni fa, di segretario generale della Cgil pontina, Salvatore D’Incertopadre, origine napoletana ma pontino dagli anni Settanta, apprezzato cuoco e musicista, si è dedicato anima e cuore ad un’altra passione, a lungo sopita per non dire nascosta, la scrittura. Autore prolifico ed eclettico, ha sfornato dal 2015 ad oggi sei libri, tutti editi da Atlantide. Il primo è stato “Il sindacalista”, con la prefazione dell’allora segretario generale della Cgil Susanna Camusso: un interessante ritratto della Cgil pontina. Poi il romanzo d’ispirazione familiare, “Due padri, due figli. Una famiglia tra Napoli e Latina”, e ancora quello storico “Maciste. Da Cisterna a Stalingrado” con prefazione del professor Rino Caputo, già preside della facoltà di Lettere dell’Università di Tor Vergata.

Ora “Freccia Rossa” dove Roberto, ingegnere napoletano sessantenne, ed Elena, bella e interessante donna milanese, entrambi delusi dalla vita sentimentale, si conosceranno, nel senso più pieno del termine, casualmente su un treno Frecciarossa, trascorrendo insieme poche ore ma sufficienti a raccontare se stessi, i propri fallimenti, le delusioni, le aspettative mai realizzate e gli obiettivi mai raggiunti. “E quel raccontare, così improvviso, così veloce, diventa il ‘pretesto’ per innamorarsi. Di quell’amore maturo, empatico, che va oltre l’attrazione, la bellezza, gli interessi e le affinità. Perché l’amore, con l’età, cambia. Se ne migliora la percezione, con l’età. L’amore, come la speranza, non muore mai”.

Si coglie il contraddittorio spirito tra una vita che almeno anagraficamente va verso ‘Il viale del tramonto’ e un cuore, una mente, un’anima che non registrano né i limiti del corpo né quelli del tempo. Il fischio del treno fa da sottofondo […] C’è una sotterranea, spasmodica urgenza, quasi una fibrillazione in questo racconto dallo stile intimistico che chiede di portare alla luce risposte ai personalissimi interrogativi di ciascun protagonista per ritrovare la voglia di vivere, la passione per la vita”, si legge nella prefazione di Craus.