Economia
Rubrica settimanale
A cura di Ivan Simeone
i.simeone@virgilio.it

Charles Péguy, in uno dei suoi scritti, ha saputo cogliere con grande chiarezza l’essenza del lavoro artigiano, quel “saper fare” che va ben oltre la semplice produzione. Scriveva il filosofo e poeta francese: “La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario (…) Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura. (…) E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano. Secondo lo stesso principio delle cattedrali.”
Anche San Francesco aveva colto questa grande verità, affermando che l’uomo che lavora con le mani e con la mente è un “artigiano”.
L’artigianato, oggi come ieri, è sinonimo di lavoro ben fatto, di cura, di passione e di valore. È una delle risorse più autentiche e preziose del nostro patrimonio nazionale.
Eppure, nonostante la sua importanza, il mondo artigiano continua a vivere una crisi profonda e costante.
Da vent’anni seguo da vicino questo settore – così come oggi seguo i pubblici esercizi – e purtroppo i problemi restano sempre gli stessi. Molte analisi, parole, seminari ma poi? Qualche importante intervento da parte della Regione Lazio viene anche fatto, vedi il bando “Valore Artigiano” ma il settore necessita di interventi strutturali e di una nuova Vision.
Anche quest’anno l’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, sempre attenta e puntuale, ha lanciato l’ennesimo grido di allarme. I dati parlano chiaro: negli ultimi dieci anni, a livello nazionale, il mondo dell’Artigianato ha registrato ben 72.000 unità in meno (dati 2024-2025).
La Regione Lazio registra (variazione 2024-2023) ben -5.354 imprenditori artigiani in meno. La nostra provincia di Latina –sempre su dati CGIA- registra un calo del -4,9%.
Guardando ai singoli settori, emergono tendenze interessanti: crescono le attività legate al benessere della persona – centri estetici, parrucchieri, tatuatori – così come quelle legate all’artigianato alimentare, come pizzerie, gelaterie e gastronomia da asporto.
In affanno invece settori storici come l’edilizia e i trasporti. Al contempo, assistiamo a fenomeni di concentrazione aziendale e a nuove forme di imprenditorialità.
Per chi desidera approfondire, sono disponibili i report aggiornati dell’Osservatorio Osserfare della Camera di Commercio (www.frlt.camcom.it), così come quelli della CGIA (www.cgiamestre.com), strumenti indispensabili per comprendere a fondo una realtà sempre più complessa.
Le criticità strutturali non mancano, e sono state analizzate anche in occasione del Tavolo Tecnico dedicato alla Formazione, promosso dalla Confesercenti provinciale di Latina qualche mese fa.
Il primo nodo è culturale: troppo spesso la formazione artigiana è ancora considerata “di serie B”, ignorando le grandi opportunità lavorative e imprenditoriali che può offrire. A questo si aggiungono ostacoli ben noti: burocrazia eccessiva, pressione fiscale elevata, difficoltà di accesso al credito, costi insostenibili degli affitti.
E poi c’è il problema, sempre più diffuso, della cultura dell’usa e getta: oggi costa meno comprare un oggetto nuovo che ripararlo.
Ma questo è davvero sostenibile? È socialmente accettabile?
Quando parliamo di artigianato non è solamente la piccola attività “artistica” –settore che realizza opere di grande pregio- ma anche “imprese artigiane” all’avanguardia e con processi di alta tecnologia, imprese che danno occupazione, indotto e contribuiscono non poco all’ incremento del PIL.
Oggi si parla di una possibile riforma della legge quadro 443 del 1985, la cosiddetta “bibbia” dell’artigianato. Per invertire la rotta, non bastano solo le modifiche normative; serve un cambio di mentalità; serve una nuova visione culturale e sociale dell’artigiano, che metta al centro il valore del lavoro, la dignità della competenza, e la forza delle piccole imprese familiari.
Servono interventi concreti, meno burocrazia, più credito, maggiore sostegno alla formazione professionale e al ricambio generazionale.
L’artigianato non è il passato: è un “patrimonio vivente”, che può offrire un grande futuro ai nostri giovani e strumento di crescita economica per la Comunità ma necessita di fiducia, Visione e sostegno reale.









