Latina, 5800 richieste di cassa integrazione. Garullo: “Il 9,3 per cento regionale”

In provincia di Latina sono più di 5800 le richieste per la cassa integrazione in deroga.

“Sono più di 10mila le domande provenienti dal territorio del sud del Lazio. Cifra destinata ancora crescere nei prossimi giorni. Numeri che tuttavia offrono uno spaccato delle difficoltà dei lavoratori delle nostre province”.  E’ quanto emerge dallo studio dei dati al 21 aprile dei segretari della Uil di Latina e di Frosinone, Luigi Garullo e Anita Tarquini, sull’ammortizzatore sociale previsto dal decreto Cura Italia per i lavoratori e lavoratrici delle aziende considerate non essenziali e che per questo hanno sospeso l’attività produttiva a causa dall’emergenza sanitaria da nuovo coronavirus.

“Elaborando i dati – dicono Luigi Garullo e Anita Tarquini – scopriamo che le nostre province contribuiscono per il 17 per cento al totale delle domande di cassa integrazione in deroga provenienti da tutto il Lazio.  Dopo Roma e la sua provincia, che assorbe da sola quasi il 76 per cento delle richieste, i territori di Latina e Frosinone distanziano l’area nord del Lazio, che tra Rieti e Viterbo totalizza il 7 per cento delle istanze regionali”.

“In termini assoluti – spiegano ancora i segretari della Uil – nel territorio pontino sono più di 5800 le richieste per questo ammortizzatore sociale, il 9,3 per cento del totale. Mentre in Ciociaria il numero supera le 4600 unità, con una percentuale pari al 7,4”.

“Allargando lo sguardo all’intera regione – proseguono Tarquini e Garullo – le istanze per accedere a questo ammortizzatore sociale sono oltre 62mila, circa 36milioni le ore dichiarate, oltre 160mila i lavoratori coinvolti. Quelle al momento autorizzate superano le 32mila unità, con un impegno di spesa di 144milioni di euro e con 77mila i lavoratori che hanno avuto dagli enti preposti il semaforo verde. A far ricorso a questo ammortizzatore sociale sono soprattutto le imprese con meno di cinque dipendenti (93 per cento dei casi), solo una minima parte quelle che hanno tra le fila da sei a dieci lavoratori (5,1 per cento). E poi ancora: dai 26 ai 35 e dai 36 ai 45 anni le fasce di età più coinvolte. Le attività di alloggio e ristorazione (22,1 per cento), il commercio all’ingrosso, quello al dettaglio e le officine di riparazioni auto e moto (27,5 per cento) i settori più interessati”.

“Il necessario lockdown sta assicurando il contenimento del virus e sta tutelando la salute della collettività – concludono – ma quando questa brutta pagina sarà definitivamente voltata, quando si tornerà gradualmente alla vita di prima, servirà il contributo di tutti per studiare e mettere in campo misure straordinarie e innovative che risollevino l’economia e che assicurino lavoro dignitoso per gli uomini e le donne dei nostri territori”.

“Purtroppo – commenta ancora Garullo – soprattutto per quanto riguarda l’Inps di Latina, sotto l’aspetto della lavorazione delle pratiche e conseguentemente dei pagamenti, si scontano maggiori problemi dovuti ai contagi covid 19 che hanno interessato la sede Inps del capoluogo, tuttavia ora è necessario che l’Inps di Latina si riorganizzi al meglio, immediatamente, per dare quelle risposte che lavoratori e imprese si aspettano.