Latina, Adinolfi cita la Pontina e scoppia il microfono: è colpa dei comunisti, ma arriva Salvini

Nomina le pessime condizioni della Pontina e scoppia il microfono. E’ successo questa sera a Matteo Adinolfi, candidato pontino della Lega alle europee, nel suo breve comizio sul palco allestito a Piana delle Orme in attesa dell’arrivo di Matteo Salvini. Un bagno di folla per l’evento del Carroccio organizzato a Latina, e quando arriva il capitano a scoppiare è una piccola emergenza tra il pubblico per una persona che ha accusato un malore. Immediati i soccorsi. Ma gli imprevisti, ironicamente attribuiti “ai comunisti”, non hanno guastato la festa ai due Matteo. In comune non hanno solo il nome di battesimo ma la voglia di “sfondare” ogni prevedibile percentuale di successo per un’ondata leghista al Parlamento Europeo.

L’appello della Lega pontina è ovviamente quello di esprimere la preferenza in favore del consigliere comunale di Latina eletto in quota alla lista “Noi con Salvini” nel 2016, quando il 3% alle comunali e l’elezione di un leghista in Consiglio comunale appariva come un evento eccezionale. Impensabile il successivo successo alle politiche e alle regionali del 2018. “Oggi in provincia di Latina – ha detto Adinolfi, attuale coordinatore pontino – ci sono 78 consiglieri comunali della Lega”. “Ma il perché voglio andare in Europa – ha aggiunto – è presto detto: tutela della famiglia; rispetto per le forze dell’ordine e per chi indossa la divisa; tutela dell’agricoltura, del territorio e promozione turistica; infrastrutture che… con questa Pontina…” ed è subito black out audio.

Il piccolo incidente non scoraggia il candidato che così presenta e cita gli intervenuti, primi tra tutti mister quota 100, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, e il coordinatore regionale Francesco Zicchieri. Ma ecco che arriva il capitano e il calore del pubblico si fa sentire. A presentare l’evento il giornalista Domenico Ippoliti.

A Piana delle Orme un Matteo Salvini che saluta Fabio Fazio da Latina e che parla del sindaco Damiano Coletta come colui che non ha altro da fare che cambiare il nome ai giardinetti. “Chissà cosa avranno da dire che sto qui, nel museo delle guerre… a Latina -incalza il capitano -. A Forlì, dove mi sono affacciato al balcone per salutare 3.000 persone che mi avevano atteso sotto una pioggia battente, apriti cielo. Mi contestano anche però dico che i bambini devono andare a scuola con il grembiule. Mi dicono che sono fascista, perché durante il ventennio si andava a scuola vestiti tutti uguali. Ma io sono nato molti anni dopo il fascismo e a scuola ci sono andato con il grembiule, ed è stato un bene. La verità è che la sinistra guarda sempre indietro e noi invece guardiamo al futuro e per questo vogliamo andare in Europa per rimettere al centro l’Italia, per difendere la nostra terra, i nostri prodotti. Per affermare con più forza che in Italia entra solo chi ne ha diritto”.

Salvini ha tempo e da Piana delle Orme, dice, che non andrà via fin quando non avrà fatto l’ultimo selfie con l’ultimo dei suoi sostenitori o sostenitrici che glielo chiedono.