Latina, il divorzio da Iovinella non s’ha da fare. Neanche a metà

Damiano Coletta

Toccatemi tutto tranne che Iovinella: la mozione contro non arriverà in Consiglio comunale.

Il segretario Rosa Iovinella e il sindaco Damiano Coletta

Che non si dica che il sindaco di Latina sia manipolato da una coppia di donne. Uno perché non è vero, due perché si tratta del vice sindaco e del segretario/direttore generale del Comune che ha scelto in autonomia e in cui ha riposto piena fiducia, tre perché è un attacco sessista. “Se il vice sindaco e il segretario generale fossero stati uomini allora si sarebbe detto che ero soggiogato da due uomini? Non credo”. Coletta, oggi pomeriggio ai giardini del palazzo comunale nell’incontro pubblico con i cittadini, ha difeso a spada tratta la “coppia” Maria Paola Briganti e Rosa Iovinella. Molto più che una difesa d’ufficio, preludio della bocciatura a monte di una mozione che lo impegnava a scindere l’incarico di segretario generale da quello di direttore generale dell’ente.

Ieri il deposito della mozione, sottoscritta dai consiglieri espressione di tutti i gruppi di minoranza, da inserire come punto aggiuntivo all’ordine del giorno del Consiglio comunale calendarizzato per oggi e che per assenza del numero legale è slittato in seconda convocazione al prossimo 2 luglio. L’intento era quello di spingere il primo cittadino a selezionare un nuovo direttore generale con comprovate competenza ed esperienza nel ruolo in Comuni capoluogo necessaria a gestire una situazione amministrativa complessa e critica come quella del Comune di Latina. Articolatissime le motivazioni a sostegno della richiesta dell’opposizione. Centrale l’accentramento del potere in “un’unica figura, che non riesce a far fronte ai notevolissimi impegni richiesti e che sembra anche alla base della scelta di alcuni assessori di lasciare l’incarico di giunta”.

Massimiliano Colazingari

E no, cari miei, non se ne parla proprio. Ad azzittire l’opposizione si ha pensato il presidente del Consiglio comunale Massimiliano Colazingari. Il compitino lo ha svolto bene. Oggi ha scritto al sindaco e ai consiglieri che la mozione è irricevibile, ai sensi dell’articolo 43 del Tuel e dell’articolo 27 del Regolamento del Consiglio comunale di Latina. Per Colazingari, l’atto integrativo così come formulato non può essere accolto “in quanto ingerente in materie palesemente rientranti in via esclusiva della competenza di altri organi istituzionali (e non, quindi del Consiglio comunale) specificatamente individuati, sindaco in primis, nell’esercizio delle sue facoltà di individuazione e nomina di figure amministrative/gestionali ‘intuitu personae’, e giunta comunale, stante le disposizioni legislative vigenti del caso…”. Come dargli torto da un  punto di vista formale?

L’eccezione arriva dalle minoranze: “Il Consiglio ha competenza in ordine ad atti fondamentali, quali statuto dell’ente e… criteri generali in materia di ordinamento degli uffici e dei servizi. L’atto presentato è diretto ad impegnare il sindaco ‘a scindere l’incarico di segretario generale da quello di direttore generale’. Si tratta di una richiesta che può inquadrarsi nei criteri generali in materia di ordinamento degli uffici se non anche in materia dello Statuto dell’Ente. Le due figure sono infatti individuate nello Statuto dell’Ente e disciplinate dall’articolo 9 e 45 (Segretario Generale) e 47 (Direttore Generale). Quindi l’assunto della nota del presidente del consiglio comunale è sprovvista di fondamento giuridico, e comprime le competenze dell’Organo Consiliare”. Ma tant’è, Iovinella non si tocca e il sindaco non si impegnerà davanti al Consiglio per un ridimensionamento del suo potere.

La pec di Colazingari, il cui ruolo super partes è stato messo spesso in discussione, sottrae il sindaco ad un confronto consiliare su un argomento che invece viene affrontato in altre sedi senza contraddittorio, come quello di oggi pomeriggio.

Giulia Caprì

In aula il prossimo 2 luglio debiti fuori bilancio, il regolamento dell’Avvocatura, il bilancio 2018 di Abc e la mozione sulle terme di Fogliano. Coletta sarà chiamato a riferire su criticità politiche-amministrative, come richiesto dal centrodestra, e a fornire chiarimenti sulle dimissioni dell’assessore Giulia Caprì. Cosa potrà mai aggiungere rispetto a quest’ultimo punto?

“Le deleghe di Caprì – ha detto oggi il sindaco ai giardini comunali – le manterrò io”. Un messaggio volto a sbollire le aspettative di qualcuno già pronto ad entrare in giunta o a togliersi dall’imbarazzo per non aver trovato una new entry disposta a salire a bordo dell’esecutivo che ha già abbondantemente superato, senza grossi successi, il giro di boa? C’è un’altra ipotesi: la speranza di quel soccorso offerto da una parte del Pd? Coletta si guarda bene da creare ulteriore scompiglio, ma plaude alla presa di distanza che il Partito democratico nel suo insieme ha assunto nei confronti dei partiti che nel recente passato hanno avuto esponenti coinvolti nelle diverse inchieste. Già, ma non tutti. Il Pd non ha torto un capello all’immagine di Forza Italia. Ma questo è un altro discorso.

Le deleghe di Caprì, vale a dire Attività produttive e partecipate, resteranno nelle mani del sindaco. Un bocconcino prelibato da sventolare in possibili trattative politiche. In caso contrario vedremo il sindaco fare l’assessore al Suap e alle Terme di Fogliano.

Oggi Coletta ha detto che la prossima volta vorrà essere scelto sindaco non per la paura che tornino quelli di prima ma per aver fatto cose buone. E’ questa l’ultima pagina che spera di scrivere nel nuovo libro.