Prima Latina Scalo e oggi Borgo Piave e R6: il Consiglio di Stato ha rigettato tre ricorsi contro l’annullamento dei Piani particolareggiati ritenuti illegittimi nel 2016 dall’amministrazione comunale rappresentata all’epoca dal commissario straordinario Giacomo Barbato. Con la pronuncia definitiva, le società ricorrenti sono state condannate alla rifusione delle spese di giudizio in favore del Comune di Latina.
Dopo la sentenza definitiva con la quale è stato respinto nei giorni scorsi il ricorso della Emme Immobiliare relativo al Ppe di Latina Scalo, la quarta sezione del Consiglio di Stato ha rigettato, con due pronunciamenti distinti pubblicati oggi, il ricorso della società Sport Invest ’99 relativamente al Ppe del quartiere R6 e il ricorso della società Piave Costruzioni relativamente al Ppe di Borgo Piave, per le riforme delle precedenti avverse sentenze del Tar.
La storia del Ppe annullati si incrocia con le inchieste della Procura di Latina relative all’edilizia malata del capoluogo.
La società Piave Costruzioni, in particolare, fu al centro della vicenda giudiziaria della cosiddetta “Varante Malvaso” dal nome del consigliere comunale coinvolto, riconducibile alla srl. Oggi il Consiglio di Stato condanna la stessa società alla rifusione delle spese di giudizio in favore del Comune di Latina, che liquida, complessivamente, in diecimila euro, oltre gli accessori, se dovuti, come per legge. L’edificio realizzato all’ingresso nord di Latina, con permesso a costruire rilasciato sulla base del nuovo Ppe di Borgo Piave, è ancora sotto sequestro. “Le violazioni delle norme urbanistiche operate dalla Giunta Municipale – si legge nella sentenza – erano rilevanti e manifeste”.
“Le deduzioni della società appellante circa la correttezza del calcolo delle volumetrie esistenti operato dai redattori del Piano sono infondate”, si legge invece nella sentenza del Consiglio di Stato a carico della società Sport Invest ’99, condannata anch’essa a rifondere 10 mila euro al Comune di Latina.
Stessa cifra a carico della Emme Immobiliare, la prima ad essere bacchettata dal Consiglio di Stato: “Appare peraltro dubbia – si legge nel dispositivo della sentenza – anche la configurabilità di un affidamento incolpevole poiché la società appellante è un operatore professionale del settore edilizio e le violazioni delle norme urbanistiche operate dalla Giunta Municipale erano rilevanti e manifeste”.
Per tutti vale che i Ppe approvati dalla giunta dell’allora sindaco Giovanni Di Giorgi non potevano essere salvati “attraverso una semplice convalida del Consiglio comunale, essendo… necessario sostituire i piani adottati con una variante generale al Piano regolatore generale e quindi avviare il relativo, complesso procedimento di approvazione”.
Archiviato definitivamente il caso dei Ppe annullati, salvo eventuali diversi pronunciamenti, resta il buco urbanistico a cui l’amministrazione comunale in questi tre anni non ha saputo rimediare.