“La politica non mi appartiene più. Per me era una passione, ma mi ha creato solo danni”. Vincenzo Malvaso a due giorni dalla sua scarcerazione lascia la politica. L’annuncio questa sera in conferenza stampa indetta “per dare – ha precisato il suo difensore, l’avvocato Renato Archidiacono – la giusta visibilità mediatica alla luce del provvedimento del Riesame che ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare”. Il riferimento per Vincenzo Malvaso, finito nell’inchiesta Olimpia, è al capo I: associazione a delinquere, falso, abuso d’ufficio e violazioni in materia edilizia. Tutto spazzato via, hanno dichiarato a più riprese l’avvocato e l’ex consigliere comunale di Forza Italia: “Attendiamo le motivazioni del Tribunale del Riesame – ha aggiunto Archidiacono -, ma già da questo provvedimento abbiamo la certezza che si è trattato di un arresto ingiusto”.
“Sono sempre stato scrupoloso – ha detto Malvaso – e mai mi sono approfittato della politica. Io non faccio il costruttore, sono un imprenditore e ho investito anche nel settore edilizio partecipando in alcune società. Se proprio la vogliamo dire tutta, a proposito delle volumetrie che dicono sottratte dai vecchi Ppe per aggiungerle ai nuovi, posso affermare che per la costruzione di Borgo Piave questo aspetto è ininfluente perché le volumetrie assegnatemi erano disponibili anche senza questa sottrazione”. Malvaso ha ripercorso con lucidità tutta la vicenda della variante a cui è stato dato il suo nome. Variante per la quale pende sulla sua testa anche il procedimento giudiziario dell’altra inchiesta, quella del sostituto Gregorio Capasso che portò al sequestro dell’immobile di Via Piave: la vicenda è ferma alla richiesta di rinvio a giudizio, l’udienza preliminare già fissata al 5 dicembre sarà spostata per via del Referendum costituzionale. L’avvocato Archidiacono ha affermato che all’udienza successiva del 19 dicembre è possibile un ulteriore rinvio a data successiva al deposito delle motivazioni del Riesame. Riesame che, secondo l’interpretazione dell’avvocato ha annullato non solo in riferimento all’associazione a delinquere ma anche in riferimento al reato di falso su cui reggono anche l’abuso d’ufficio e la violazione urbanistica. E’ in quest’ottica che la difesa di Malvaso si dichiara ottimista, ravvisando uno smantellamento delle due inchieste. Archidiacono, sull’inchiesta Olimpia, fornisce un dettaglio “inedito”: l’iscrizione nel registro degli indagati del suo assistito sarebbe avvenuto nello stesso giorno in cui il pm Giuseppe Miliano ha richiesto le misure cautelari al Gip.
L’ex consigliere comunale ha risposto alle domande dei cronisti con sicurezza, lasciando il passo alla commozione soltanto quando ha parlato della sua esperienza in carcere, “un luogo da non augurare a nessuno”. Detenuto dal 14 al 28 novembre a Velletri ha parlato del carcere come di un qualcosa di disumano, con spazi invivibili e sporchi. Le lacrime gli sono scappate ripensando al figlio, subito rientrato da Londra non appena saputo del suo arresto.
Malvaso si è dilungato anche sulle vicende politiche che si sono incollate sull’inchiesta Olimpia. “Il sindaco (Di Giorgi) voleva addossare la colpa della crisi a Forza Italia per le questioni urbanistiche. Io ho sempre detto che il sindaco avrebbe dovuto avere il coraggio di andare in Procura a denunciare chi lo stava davvero tirando per la giacchetta. Noi di Forza Italia abbiamo dimostrato, con un documento politico, che non eravamo interessati all’urbanistica, mettendo al centro della pacificazione la questione del cimitero (chiedevamo che la gestione tornasse al Comune e che la tassa sul morto cancellata perché illegittima) e della Latina Ambiente. Hanno fatto venire in Consiglio tutti i dipendenti della società facendogli credere che noi li volevamo far licenziare”.
Durante la conferenza stampa l’avvocato e il suo assistito hanno sostenuto la legittimità dei piani particolareggiati approvati in giunta, piani avviati durante la consiliatura di Vincenzo Zaccheo e arrivati ad approvazione durante l’era Di Giorgi quando la nuova normativa prevedeva – obbligatoriamente, ha sottolineato Archidiacono -, laddove non vi fossero modifiche al Piano regolatore generale, l’approvazione da parte dell’esecutivo. “E sul nuovo Ppe di Borgo Piave – hanno affermato – non vi è stata alcuna modifica al Prg”. Un punto nevralgico per le due inchieste sul quale i periti di parte hanno concluso in maniera diametralmente opposta. “Mi auguro che la Procura proceda con l’archiaviazione – ha concluso l’avvocato Archidiacono -, se questo non fosse possibile mi auguro che questo processo possa concludersi con rapidità”.