Il Comune di Latina ha ordinato la sospensione dei lavori in corso per la realizzazione di una palazzina a tre piani. L’ordinanza emessa dall’architetto Giovanni Della Penna, dirigente del servizio Politiche di gestione e assetto del territorio, è indirizzata alla società Corisma srl e fa riferimento ad una informativa della Polizia Locale del 12 settembre scorso inoltrata all’autorità giudiziaria e alla Regione Lazio che aveva portato prima al sequestro dello stesso immobile, poi al dissequestro su ricorso al Riesame per un difetto di notifica ed infine ad un nuovo sequestro dopo appello del Pm.
Lo stop al cantiere di via Ombrone, a carattere amministrativo, viene motivato dal fatto che il permesso a costruire rilasciato dal Comune il primo settembre 2015 (alla data del 26 giugno 2016 risulta una Scia in variante) ad oggi è da ritenersi privo di legittimità urbanistico-edilizia. L’immobile non ancora ultimato, che al momento del sopralluogo della Polizia Locale si trovava allo stato grezzo, ricade nel quartiere Prampolini, il cui Piano particolareggiato è stato annullato. Oggi, contrariamente al momento del rilascio del permesso a costruire, il lotto interessato ai lavori è destinato in parte a verde pubblico, in parte a viabilità e in parte ad area edificabile. Da qui l’ordinanza di sospensione dei lavori.
Il Ppe che aveva consentito il rilascio del permesso a costruire, ora da ritenersi illegittimo al pari del piano particolareggiato di riferimento, è stato annullato, insieme ad altri cinque, il 24 maggio scorso dopo che era stato sospeso, sempre insieme agli altri cinque, ben tre mesi prima, ovvero il 26 febbraio a seguito delle note vicende dell’urbanistica malata di Latina. Quanto capitato alla società Corisma non è un caso unico. Anzi. Lo stop dei cantieri sta diventando una costante, motivata da un presupposto logico e indiscutibile. Ci si chiede tuttavia come mai all’annullamento dei Ppe, meglio ancora dalla precedente sospensione degli stessi, il Comune non abbia provveduto a congelare parallelamente anche i permessi a costruire, rilasciati in forza dei nuovi strumenti urbanistici risultati viziati, prima ancora che i titolari avviassero i lavori e incorressero nei sequestri disposti dall’autorità giudiziaria. Forse una gestione più accorta, nell’ambito della grande rivoluzione per la legalità effettuata dal commissario Giacomo Barbato, avrebbe messo al riparo l’ente municipale dalle future azioni legali volte al risarcimento dei danni da parte di chi si è visto immobilizzare i propri investimenti.