Latina, trasfusioni con sangue infetto: anziano risarcito dopo 54 anni

Ad un 85enne, che subì una trasfusione con sangue infetto nel 1968 all’ospedale Goretti di Latina, verranno pagati poco meno di 300mila euro. L’uomo era stato contagiato dal 1968, all’età di 31 anni ed aveva poi scoperto di essere positivo al virus dell’epatite C solo nel nel 1996 quando la malattia lo aveva danneggiato silenziosamente.

Dopo 54 anni di convivenza con un virus, che non ha mai smesso di “mangiargli” lentamente il fegato, e dopo due lunghi processi di primo e secondo grado che hanno confermato l’impianto processuale dell’avvocato Renato Mattarelli (che lo ha assistito) l’85enne ha una certezza: le trasfusioni del Goretti del ’68 che gli hanno rovinato la vita erano infette e potevano essere evitate.

Questo spiega perché prima di scoprire nel 1996 di essere stato contagiato, l’uomo si sentiva sempre stanco, tanto da essere considerato uno sfaticato, la verità è che era affetto dal 1968 da una malattia che al tempo non era nemmeno conosciuta e che gli provocava una spossatezza per cui veniva deriso da colleghi e amici. All’epoca infatti il virus HCV responsabile dell’epatite C non era ancora stato isolato e solo nel 1988 venne approntato il primo test.

Secondo il legale a cui l’uomo si è rivolto la responsabilità per i contagi da trasfusioni di sangue delle ammnistrazioni sanitarie non decorre dagli anni in cui la scienza aveva scoperto il virus (ed inventato il testper rilevarlo) ma da quando, con i mezzi diagnostici a disposizione all’epoca, era possibile indirettamente evitare il contagio e quindi già negli anni ’60.
Il Tribunale prima, e la Corte di appello di Roma hanno accertato e confermato che le trasfusioni di sangue somministrate nel 1968 al Goretti di Latina potevano essere controllate ed evitate.
Tra i fattori della vittoria giudiziaria c’è la “scoperta” da parte dell’avvocato Mattarelli di una remotissima sentenza della Suprema Corte di Cassazione del Regno d’Italia del 1936, che dichiara quasi 100 anni fa la pericolosità infettiva delle emotrasfusioni: “…è di comune conoscenza che la trasfusione del sangue, rimedio prezioso per casi clinici talvolta disperati, è anche il mezzo diretto e sicuro per comunicare infezioni da soggetto a soggetto…” (Cass. civ., sez. un., 19 giugno 1936).

A parte questa vittoria che arriva a 54 anni dall’illecito trasfusionale del 1968, resta il fatto che l’oramai 85enne pontino ha dovuto convivere con un virus subdolo che non ha risparmiato solo in Italia la morte di decine di miglia di persone.