Chioschi proibiti a Latina, così la famiglia Zof comandava al Lido

Terrore e paura tutti i giorni solo perché colpevoli di volersi aggiudicare le postazioni dei chioschi del tratto di lungomare che va da Capoportiere a Rio Martino. Un clima di ansia costante, che ha condizionato non poco gli esercenti del lido tra il 2016 e il 2021, costretti a subire estorsioni, minacce e ritorsioni.

Si basa su tutto ciò l’inchiesta della DDA di Roma che ha portato ieri all’esecuzione di otto misure cautelari. Al centro dell’indagine, svolta dalla Squadra Mobile di Latina, la famiglia Zof che non ha mai accettato la perdita della gestione del primo chiosco. Agli arresti domiciliari sono finiti, Maurizio e Alessandro Zof, nonostante quest’ultimo, conosciuto come ‘Topo’, sia già in carcere per quanto riguarda l’inchiesta Reset. Obblighi di firma invece per il fratello Fabio. Per loro è scattata anche l’aggravante del metodo mafioso, visto il ruolo di Alessandro nel sodalizio del clan Travali.

Dagli inquirenti è stato ricostruito quanto successo dopo il bando comunale del 2016, che ha portato all’assegnazione dei chioschi e delle relative spiagge attrezzate. Bando che aveva visto anche la rinuncia di uno dei soci dei vincitori, che aveva rivelato di avere subito vere e proprie minacce e intimidazioni. Infatti secondo la famiglia Zof i vincitori non avrebbero dovuto nemmeno partecipare al bando visto che il chiosco era il loro da oltre quarant’anni. Clima di tensione che si è fatto ancora più pesante quando Alessandro Zof uscì nel 2020 dal carcere, condannato per un duplice tentato omicidio a San Felice Circeo. Da lì cominciano i veri e propri incubi per i gestori che si trovano a fare i conti con la voglia di vendetta del 40enne che, più volte, si era presentato assieme al fratello ai chioschi consumando al bar senza pagare.

Una delle due strutture poi in quel periodo subirà anche due tentativi di incendio, mentre l’altra una scarica di colpi d’arma da fuoco su un cartello stradale che la costeggia. Una nuova indagine, partita a seguito dei recenti incendi che lo scorso maggio hanno distrutto il primo e il secondo chiosco, ha escluso un eventuale nesso con la famiglia.