Maxi sequestro di mascherine, a Latina la sede legale della società coinvolta

foto di Paola Libralato

Ha toccato anche Latina l’inchiesta che ha portato a Salerno al sequestro di oltre 500mila mascherine protettive perché non a norma. Proprio nel capoluogo pontino c’è la sede legale della società coinvolta. Durante la perquisizione sul territorio pontino sono stati trovati altri 116 dispositivi.

Nei giorni scorsi i funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Salerno ed i finanzieri del comando provinciale hanno sequestrato, all’interno del porto, la merce non potendone confermare i requisiti essenziali di salute e sicurezza stabiliti dalla normativa europea.

I prodotti irregolari, rinvenuti all’interno di un container proveniente dalla Cina, erano destinati ad una società di commercio all’ingrosso laziale; lo smercio è stato però impedito dall’intervento delle Fiamme Gialle della seconda compagnia di Salerno, impegnate in un’attenta analisi dei rischi riguardante la vendita dei dispositivi di protezione, proprio in ragione della delicata funzione assolta da questi presidi individuali, nell’attuale fase di emergenza sanitaria.

Considerata la natura della merce in ingresso dichiarata dal mittente, i militari hannoquindi concordato con i Funzionari Antifrode dell’Ufficio Dogane il blocco delle operazionidi scarico, così da procedere al materiale controllo fisico dei prodotti.

Sono state in questo modo rinvenute, durante l’ispezione, centinaia di scatole contenenti mascherine protettive modello “FFP2” che, a prima vista, sembravano del tutto a norma, essendo munite del previsto marchio “CE”, obbligatorio per la commercializzazione e l’utilizzo nel territorio dell’Unione Europea.

I successivi approfondimenti ed un più attento esame della documentazione esibita a corredo dell’operazione doganale, la quale doveva comprovare la regolarità tecnica dei prodotti, hanno però portato i militari ed i Funzionari doganali a scoprire la falsità della marcatura “CE” apposta. L’attestazione di conformità, alla quale è subordinata l’applicazione del marchio comunitario, infatti, era stata, sì, rilasciata dal competente organismo europeo (il cd. ente “notificato”), ma quest’ultimo aveva espresso quel parere positivo con riferimento ad una partita di mascherine chirurgiche. Si trattava, quindi, di dispositivi del tutto diversi da quelli bloccati in dogana.

Lazione congiunta dei militari e dei Funzionari doganali ha condotto al sequestro penale dell’intero lotto di merce, un totale di 552mila dispositivi di protezione, del valore di quasi un milione e mezzo di euro, impedendone l’immissione sul mercato in mancanza della documentazione prescritta dalla normativa di settore che, a tutela dei consumatori, ne certifica le caratteristiche tecniche.

Su delega della Procura di Salerno, le ricerche per ricostruire la filiera distributiva sono proseguite con interventi presso tre punti vendita della società importatrice, a Roma e provincia, nonché presso la sua sede legale, a Latina.

Il titolare dell’impresa importatrice è stato intanto per il reato di “vendita di prodotti industriali con segni mendaci” e rischia fino a due anni di carcere, oltre alla multa fino a 20 mila euro. In caso di condanna definitiva, anche alla società sarà inoltre applicata un’autonoma sanzione pecuniaria di tipo amministrativo.