Il parlamento cerca una nuova legge elettorale e una proposta arriva da Sezze

Porcellum, Mattarellum, Picchiatellum, proporzionale integrale, maggioritario e chi più ne ha più ne metta. Lo stesso parlamento italiano eletto nel 2013 con un sistema elettorale poi giudicato illegittimo, è da mesi (da anni) impantanato in una riforma elettorale che non arriva e che intanto, ha permesso agli stessi parlamentari, qualche settimana fa, di maturare il vitalizio. Già lo scorso anno, a dicembre 2016, riprendendo un elaborato precedente (la prima proposta risale al 3 gennaio 2008 ed era stata indirizzata all’allora presidente del consiglio Romano Prodi) e riadattandolo alla legge vigente, da Sezze, Paolo Di Capua aveva lanciato una proposta per un nuovo sistema, denominato, visto il suo luogo di genesi “Lepinum”. Oggi Di Capua richiama a gran voce quel modello elettorale inviato all’attenzione di ben 15 onorevoli (11 deputati di 11 diversi gruppi e a 4 senatori). Il Lepinum è un modello di legge elettorale elaborato grazie al contributo di giuristi e costituzionalisti.. Il Lepinum, il cui dispositivo è molto dettagliato e articolato, si può sintetizzare e descrivere come l’innalzamento a livello nazionale dell’attuale sistema che caratterizza l’elezione del sindaco nei comuni medio piccoli tenendo ben saldi il principio del sistema proporzionale, senza premio di maggioranza, senza bipartitismo e contro il presidenzialismo. La proposta di riforma di Di Capua prevede che ogni cittadino esprima la propria preferenza scrivendo il nome dei propri rappresentati da quelli riportati nelle liste (2 preferenze per i deputati e 1 per i senatori). Le Liste che concorrono sono soggette ad una soglia di sbarramento per favorire gli apparentamenti preelettorali. Secondo il Lepinium, l’Italia sarebbe divisa in 48 circoscrizioni che eleggono 528 membri per la camera dei deputati cui se ne aggiungono 5 eletti all’estero (riduzione di 100 rispetto agli attuali). Calano anche i senatori al numero di 274 di cui 240 eletti dalle circoscrizioni, 24 su scala nazionale tra i più votati e 10 senatori a vita (55 in meno a oggi). Si vince al primo turno con il 50+1% altrimenti si ricorre al ballottaggio con la possibilità di apparentamento per chi già non è in coalizione. Gli sbarramenti ai partiti sono al 3% per la camera dei deputati e 5% per il senato. Per gli eletti vige il vincolo di mandato per cui, cambiando casacca, si decade dalla carica. Altri punti pregnanti, la riduzione delle indennità in linea con la media degli altri stati Europei. Non possono essere candidabili i condannati mentre militari, magistrati, alti dirigenti e conduttori televisivi non possono candidarsi per tre anni dall’interruzione della professione. La sfiducia può infine essere votata dai 2/3 della maggioranza.