Priverno, sempre più nebuloso il futuro della struttura di Madonna delle Grazie

Era il 18 settembre 2017 e il Direttore Generale della ASL di Latina Giorgio Casati, nella sala conferenze del polo sanitario di via Madonna delle Grazie di Priverno (situata in una delle poche parti dell’intero complesso che ad oggi sono funzionanti), annunciava in pompa magna che entro 10 giorni i lavori sarebbero ripresi per essere ultimati in 6 mesi. Oggi, 24 aprile, di mesi ne sono passati sette e i lavori non solo non sono conclusi, ma non sono neanche a buon punto, tanto da sembrare inceppati per l’ennesima volta. Fin qui poco di strano rispetto alla triste storia recente di un complesso che sarebbe dovuto essere completo e funzionante già da anni, ma il cui iter si è inceppato tante e tante volte tra cambi di responsabilità e di appalti. Lo scorso settembre però Casati, a chi gli chiese se non fosse l’ennesimo proclama detto lì pronto ad essere disatteso, assicurò l’attendibilità delle informazioni espresse al tavolo in cui sedevano anche il sindaco di Priverno Anna Maria Bilancia e l’appena nominato direttore dei lavori, ingegner Palmieri. Dopo una breve ripresa dei lavori però, come fa notare l’esponente di Agenda per Priverno, Federico D’Arcangeli tutto appare di nuovo sospeso così da arrivare a notare: “Ma non sarebbe tempo almeno di fare chiarezza sulla vicenda Madonna delle Grazie? Dopo riunioni più o meno pubbliche, dopo sopralluoghi, dopo impegni e promesse, ora che la filiera di governo si è enormemente arricchita almeno di un Consigliere e un Assessore Regionale, non sarebbe tempo che una parola sulla sorte di quella struttura arrivasse dalla Pisana? Lasciamo stare le balle sulla Casa della Salute ed altre sciocchezze ascoltate nel corso di questi mesi e rimaniamo all’obiettivo minimo, per ora: quei lavori riprenderanno mai Quel contenzioso infinito vedrà mai la fine e quei locali potranno mai ospitare qualche servizio utile alle nostre Comunità?”. Domande condivise non solo da D’Arcangeli ma anche da decine di migliaia di utenti/pazienti lepini, sballottati tra le attuali strutture sanitarie sempre più ingolfate.