Raffica di incendi boschivi di natura dolosa a Terracina, in Procura il dossier di Legambiente

Gli ambientalisti di Legambiente si trasformano in investigatori a caccia di piromani e dopo aver raccolto testimonianze, effettuato sopralluoghi e rilievi, nonché stimato l’entità del danno, inviano tutto alla Procura della Repubblica. Succede a Terracina, dove il patrimonio boschivo è stato fortemente devastato dagli incendi nei mesi estivi e dove purtroppo il fuoco non sembra cessare neanche in questo tardo autunno. L’ultimo rogo è del 25 ottobre scorso; ha mandato in fumo altri cinque ettari di macchia mediterranea a Monte Leano. Il circolo “Pisco Montano”, congiuntamente a Legambiente Lazio, ha indirizzato alla Procura di Latina un articolato esposto contenente le risultanze delle investigazioni.

A seguito dei gravissimi accadimenti del mese di agosto a Terracina, riportati diffusamente dalla stampa, Legambiente si è attivata e dopo aver raccolto testimonianze, effettuato sopralluoghi, rilievi fotografici, analizzato la natura e l’entità del danno alla flora e alla fauna, ha monitorato il territorio coinvolto dagli incendi tramite il sistema della Unione Europea, European Commission Emergency Management Service Copernicus EMS. Il dossier è finito in via Ezio, ma anche a tutte le autorità competenti per materia e per territorio, forze dell’ordine (Carabinieri Forestali, Comando e Sezione Carabinieri di Terracina, Polizia di Stato, Polizia Locale, Polizia Provinciale), Vigili del fuoco, Questura di Latina, Prefettura di Latina, Arpa Lazio, Comune di Terracina, Parco Regionale dei Monti Ausoni e del Lago di Fondi, Regione Lazio, Ministero dell’Ambiente.

“La gravità della situazione – si legge in una nota del circolo Pisco Montano – è testimoniata dal fatto che gli incendi sono stati vasti e ripetuti. Ettari e ettari di preziosa vegetazione andati in fiamme, abitazioni evacuate, cittadini svegli ad assistere impotenti e impauriti al fuoco che distruggeva gli alberi e la macchia mediterranea lambendo le loro case. Incendi in sequenza appiccati sicuramente con dolo data la precisione e la dislocazione degli inneschi, ed è purtroppo solo di qualche giorno fa (25 ottobre) l’ultimo attacco che ha mandato in fumo ancora altri circa 5 ettari di macchia mediterranea nel comune di Terracina sempre a Monte Leano”.

Le zone andate in fumo ad agosto a Terracina sono quasi tutte aree protette, e per di più solo recentemente promosse a Zona Speciale di Conservazione (ZSC), ricadente nella Zps “Monti Ausoni e Aurunci” che risulta essere l’area protetta più danneggiata del Lazio con 3.399 ettari bruciati.

 A Terracina i danni alla flora e alla fauna sono spaventosi, con una superficie complessiva di 156 ettari di preziosa macchia mediterranea, querceti mediterranei, praterie montane, pinete, insomma un patrimonio difficilmente recuperabile. “Il Lazio complessivamente risulta al quarto posto in Italia, dopo Sicilia, Calabria e Campania, con 13.142 ettari andati in fumo e la Provincia di Latina saldamente al primo posto della classifica nel Lazio”, afferma Gabriele Subiaco, vicepresidente e responsabile scientifico del circolo terracinese di Legambiente.

“Nell’esposto – precisa Anna Giannetti – si chiede di aprire un’indagine, effettuando una ricognizione delle zone interessate (tutte dettagliate e corredate di foto nell’esposto), auspicando sempre più l’intervento tempestivo del Comando Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare (Ctufaa) dell’Arma dei Carabinieri, in qualità di importante organo responsabile delle funzioni investigative e repressive per l’Aib (Antincendio boschivo), e di perseguire con durezza i responsabili, contestando in particolare (per le caratteristiche, la diffusione e gli impatti generati dagli incendi) oltre alle aggravanti già previste dal reato di incendio boschivo anche la fattispecie di disastro ambientale. Inoltre, dato che i siti coinvolti sono indicati e designati dagli Stati membri, ai sensi dell’articolo 4 della direttiva 92/43/CEE, come Zone Speciali di Conservazione (ZSC), si chiede che sia contestata anche la fattispecie di distruzione o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto”.

Il Comune di Terracina presenta una classe di rischio alto (come da Piano AIB regionale- 2011-2014 Zonizzazione Rischio- Indice di Rischio IR), e per questo, secondo il circolo Pisco Montano, “è assolutamente necessario (vista anche la preziosità dal punto di vista naturalistico delle aree ricadenti nel territorio comunale) ridefinire e potenziare il servizio di previsione, prevenzione e controllo delle aree a rischio, manutenere in modo costante le zone di interfaccia e delle fasce tagliafuoco, e adottare con urgenza tutti i provvedimenti stabiliti dai programmi e dai piani regionali compresi quelli relativi alla preparazione, alla formazione, alle dotazioni del nucleo di Protezione Civile comunale, e alla gestione dell’emergenza con la predisposizione di idonee procedure e relativi livelli di responsabilità, esercitazioni periodiche, designazione di aree di raccolta dei cittadini per assicurare i primi soccorsi in caso di eventi che possono mettere a rischio la sicurezza delle persone, come quello di ferragosto”.

 “Il circolo ringrazia tutti i soci – conclude Giannetti -, i volontari, i semplici cittadini, i comitati spontanei, le associazioni di Terracina che hanno contribuito e continuano a contribuire, anche con segnalazioni dirette a legambiente.terracina@gmail.com (e sono stati molti!) e rilasciando testimonianze, a tenere alta la guardia, contrastare il fenomeno e a tutelare il nostro prezioso territorio”.