Restrizioni sul commercio, il sindaco Guidi: “Si rivedano gli orari, per i piccoli territori attività essenziali”

Il sindaco di Bassiano, Domenico Guidi, rivolge un appello alle istituzioni perché rivedano gli orari e differenzino le restrizioni sul commercio, eliminando la chiusura alle 18 e spostandola almeno alle 22. Ha scritto una lettera aperta e l’ha rivolta al premier Giuseppe Conte, al ministro delle Finanze Roberto Gualtieri e al prefetto Maurizio Falco.

“Siamo consapevoli del difficile compito che ci troviamo a sostenere tutti per arginare una situazione mai precedentemente sperimentata e per la quale non abbiamo strumenti totalmente certificati che ci possano aiutare nel grave compito – si legge nella missiva – Noi Sindaci siamo in prima linea, come sempre, consapevoli del ruolo di cerniera con la realtà ultima che subisce i provvedimenti delle Autorità centrali. Come sempre siamo pronti ad aiutare i nostri cittadini nella risoluzione delle quotidiane problematiche e vigiliamo che essi rispettino sempre le regole di cui noi siamo concreta attuazione e rappresentazione.

Chiediamo al Governo di rivedere con Regioni ed Enti locali il limite delle ore 18.00 previsto dal DPCM del 27 ottobre. Molte imprese rischiano di morire e così cresce la ‘desertificazione commerciale’ che da sempre stiamo mettendo in evidenza, visti i già 200 Comuni montani in Italia senza un negozio e senza un bar. Si chiede al Governo di modificare il DPCM nella parte relativa alla chiusura di bar e ristoranti, permettendone l’apertura fino alle ore 22 nei piccoli Comuni e nei Comuni montani italiani. Qui, gli esercizi commerciali e di somministrazione sono spesso le uniche e sole attività economiche. Ci tengo a ricordare come occorra evitare si allunghi l’elenco dei 200 Comuni italiani senza più un negozio o un bar, desertificati commercialmente. Non c’è nessun rischio assembramento nei bar, nelle pasticcerie e nei piccoli ristoranti e pizzerie dei piccoli Comuni e nei Comuni montani, c’è al contrario il rischio che intere comunità soffrano ancora di più l’abbandono, il disagio sociale ed il crollo economico dopo mesi di lavoro e investimenti per rispettare le regole. Queste piccole e piccolissime imprese rappresentano presidi economici indispensabili per i nostri territori, insieme alle piccole e piccolissime imprese culturali e artigiane che, con i dovuti controlli, sono in grado di rispettare tutte le norme anticovid”.