Giochi per bambini rotti, erba alta quasi un metro, aiuole infestate e rifiuti di vario genere sparsi di qua e di la. E’ questa la surreale situazione in cui versa la Casa Cantoniera di Borgo Sabotino, diventata da tempo ormai un punto d’incontro e di svago per bambini e adolescenti della zona.
Una struttura completamente abbandonata a se stessa, senza manutenzione e che man mano che si va avanti diventa sempre più pericolosa per i tanti bimbi che la frequentano. Il grido d’allarme di una comunità ormai esausta è stato raccolto e lanciato da Sinuè Basciu, presidente dell’Associazione di volontariato Borgo Sabotino 2.0, che si è espresso così:
“La comunità di Sabotino insorge nel vedere la casa di quartiere ormai allo sbando più totale. E’ stato speso circa un milione di euro per ristrutturarla ma, nel giro di pochi mesi, versa di nuovo nel degrado più assoluto.
Ovviamente non si può dare la responsabilità all’attuale amministrazione (se non quella di essere in stallo), dato che questa storia arriva da lontano. Si parte dall’amministrazione Coletta per poi passare al commissario prefettizio, che nulla hanno fatto affinché questa struttura non venisse chiusa, fino ad arrivare alla nuova giunta, che come già detto non si sa cosa aspetti per intervenire. Una fine già scritta.
Tra gelosie, invidie e mala gestione, tante realtà della zona hanno provato a chiederne l’utilizzo permanente per diverse attività sociali, ma purtroppo si brancola nel buio, come al pari delle richieste dei patti di collaborazione. Questi ritardi, invece, sono da cercare nella nuova amministrazione.
È ovvio che non basta il pensionato di turno ad aprire e chiudere i cancelli. La struttura ha bisogno di manutenzione costante e, se l’amministrazione per tanti motivi non riesce a gestirla, non capiamo perché non si avvalga di associazioni accreditate e censite regolarmente dal Comune. E’ vero, ci sono stati problemi con le precedenti associazioni, ma questo è frutto di un incapacità organizzativa della precedente amministrazione, che mise non una, ma circa venti associazioni a gestire una struttura senza averne capacità logistiche e professionali.
Oggi il risultato è sotto gli occhi di tutti e la politica deve fare qualcosa per salvaguardare l’unico posto di aggregazione della zona, costato tra l’altro un occhio della testa”.









