Sangue infetto, 4 cause e 4 risarcimenti per un carabiniere in pensione di Latina

Quattro cause e quattro risarcimenti in 12 anni andati tutti in porto per una famiglia che ha visto morire un congiunto per sangue infetto. L’ultimo risarcimento di 620mila arriverà in seguito a un accordo con lo Stato.
La prima battaglia legale era iniziata nel 2008 quando un carabiniere in pensione di Latina aveva chiesto al tribunale di Latina il riconoscimento dell’indennizzo previsto dalla legge numero 210 del 1992 in favore dei soggetti danneggiati da trasfusioni di sangue infetto. L’uomo era stato trasfuso negli anni ‘70 presso l’ospedale di Pieve di Cadore.
La causa però non era andata bene e l’avvocato Renato Mattarelli, che ha assistito l’uomo finché è rimasto in vita, ha dovuto ricorrere alla Corte d’Appello di Roma che nel 2013 ha finalmente riconosciuto l’indennizzo richiesto: 800 euro al mese.
La seconda e più complessa battaglia legale è iniziata nelle 2012 quando l’uomo ha chiesto al tribunale di Roma di condannare il ministero della Salute per tutti i danni patiti a seguito delle gravi infezioni di epatite da emotrasfusioni.
Infatti ad integrazione dell’indennizzo che è una specie di pensione l’uomo ha chiesto ed ottenuto, purtroppo dopo la sua morte avvenuta nel 2016, un ulteriore risarcimento integrale di tutti i danni e quindi non soltanto il danno creato dalla cirrosi epatica ma anche il danno da vita rovinata, dalla sindrome depressiva reattiva alla consapevolezza del contagio.
Questa seconda ulteriore condanna del ministero della Salute a circa 400mila euro non è stata festeggiata dall’uomo che è deceduto qualche mese prima della sentenza.
La terza battaglia – avanzata questa volta dagli eredi del povero carabiniere di Latina – è terminata con il pagamento di un emolumento di circa 78mila euro dovuto dalla speciale legge 210/1992 in favore degli eredi di chi a seguito di emotrasfusioni è deceduto.
Infine l’avvocato Mattarelli ha richiesto, per gli eredi, il danno morale per “l’uccisione e l’omicidio colposo”. Il giudice ha imposto alle parti in causa di risolvere bonariamente il giudizio. Per questa ragione nella prima settimana di agosto è arrivata una proposta transattiva per la chiusura della causa con un pagamento a saldo e stralcio di circa 620mila euro in favore degli eredi.
“Quello del sangue infetto – ha commentato l’avvocato Mattarelli – resterà ancora per molti anni una delle principali piaghe sanitarie che hanno fatto vergognare lo Stato italiano per le sue gravi omissioni nei controlli del sangue per uso terapeutico, in particolare nel periodo che va dalla metà degli anni ‘60 a metà degli anni ‘90”.