“Tu adesso rimani seduto qui fino a quando non abbiamo finito, prova ad alzarti e ti ammazziamo di mazzate…” e poi ancora “ora noi abbiamo finito… te ne vai a Caserta, che fai ora mi denunci? Provaci e veniamo a Caserta”. Questo si è sentito dire l’avvocato del foro di Santa Maria Capua Vetere sequestrato in un casolare abbandonato a Borgo Bainsizza il 25 giugno scorso, e poi giù schiaffi e minacce anche di morte nei suoi confronti e verso la sua famiglia.
Il professionista era terrorizzato, anche dal fatto che i suoi aguzzini – tutti arrestati questa mattina dai carabinieri nell’ambito dell’operazione Stelvio – millantavano conoscenze nella camorra e di criminali di vecchia data.
Sarebbe stata la 51enne di Sermoneta, Debora Fiorucci, a dirgli, per convincerlo a firmare la scrittura privata di ricognizione di debito, per 110mila euro, che conosceva un camorrista di Caserta pronto a raggiungerlo a casa se non avesse adempiuto al pagamento.
Questi i particolari che emergono dell’inchiesta partita dopo la denuncia dell’avvocato. Sarebbe stato invece Ernesto Pantusa – il cliente del professionista – a rapinarlo del telefonino, dell’orologio, di 1300 euro in contanti e di un assegno di mille euro e ancora di tre penne di marca e delle chiavi dell’auto, poi ritrovata nel parcheggio del Conad di via Ezio, a Latina. Gli avrebbe sottratto anche tre marche da bollo dal valore complessivo di 200 euro.
Con i lividi al volto causati dalle percosse e senza più nulla il professionista aveva chiamato un amico di Latina, dopo aver chiesto aiuto a un passante, e si era fatto accompagnare dai carabinieri. Immediate erano partite le indagini che, visto il sequestro, erano passate per competenza alla Direzione distrettuale antimafia di Roma. Qui pm e gip avevano concordato sull’aggravante mafiosa.