Sezze, armi e droga all’ombra della brutale rapina all’anziana. Il blitz dei carabinieri e i due arresti

Due arresti tra ieri sera e stanotte per la violenta aggressione in danno di Giuseppina Abbenda, l’88enne di Sezze, picchiata e legata mani e piedi nella sua abitazione di via Umberto I martedì scorso. Le indagini svolte dai carabinieri della stazione setina, diretta dal maresciallo Mattia Benvenuto, e del Norm di Latina con in testa il capitano Marco D’Angelo e il luogotenente Salvatore Barbagallo, coordinati dal Nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale dell’Arma, hanno portato al fermo di indiziato di un marocchino di 23 anni,  Mohamed Iasia Lahwaoui, e all’arresto in flagranza di reato per resistenza a pubblico ufficiale, produzione e detenzione di sostanza stupefacente al fine dello spaccio, di un romeno di 48 anni, Costel Zatanga. Il primo si trova ora ai domiciliari, il secondo è stato portato nel carcere di Latina. Entrambi, residenti a Sezze e già noti alle forze dell’ordine, sono accusati di rapina aggravata e sequestro di persona.

Incastrati dalle telecamere

Ad inchiodare la coppia sono state le telecamere di videosorveglianza dislocate nel centro storico di Sezze che hanno ripreso i due nelle immediate vicinanze del luogo della brutale rapina che ha comportato alla donna fratture al volto, oltre che contusioni, lacerazioni in diverse parti del corpo. Immagini di buona qualità che hanno consentito ai carabinieri del posto di riconoscere il marocchino da un dettaglio del volto. Il fermo è avvenuto soltanto ieri dal momento che lo stesso si era reso irreperibile e gli uomini dell’Arma hanno dovuto attendere con pazienza che riapparisse nei luoghi da lui più frequentati. I sospetti a carico dell’altro, in un primo momento, avrebbero trovato conferma nella scelta del marocchino di non aggravare la sua posizione, tanto da non negare ai militari il coinvolgimento dell’altro straniero.

Il tentativo di fermare i carabinieri con un machete

E così è partita l’operazione a carico del romeno che è stato arrestato con un blitz nella sua abitazione, sita a Roccagorga. E qui si è aperto uno scenario inimmaginabile: pieno di elementi ritenuti prova nella responsabilità della rapina di entrambi gli stranieri e molto altro. Quando sono arrivati i carabinieri, il romeno ha finto di non essere in casa e non appena i militari sono entrati da una finestra del pianterreno si è parato davanti a loro armato di machete. Immediate le manette.

Armi, passamontagna, refurtiva e droga

Accanto al letto è stata rinvenuta una balestra. Nel corso della perquisizione sono stati rinvenuti e posti sotto sequestro anche altre armi e oggetti probabilmente utilizzati anche in altre rapine: una pistola modificata e matricola abrasa con munizioni artigianali, un fucile ad aria compressa, due passamontagna e una cesoia dalle lame molto affilate. Ma soprattutto i carabinieri hanno rinvenuto gli abiti indossati da entrambi gli stranieri nel giorno della rapina di martedì scorso, come ripresi dalle telecamere. Una tuta da ginnastica blu e una camicia rossa a quadri, le due paia di scarpe e gli occhiali da sole. Poi oggetti preziosi, orologi e telefoni cellulari ritenuti provento di furti e rapine. E non solo. Nelle pertinenze dell’abitazione di Roccagorga è stata scoperta una serra con 25 piante di marijuana di ottima qualità e foglie già essiccate e riposte in bustine.

Continuano le indagini

Ora si attendono le convalide da parte dell’autorità giudiziaria. Intanto continuano le indagini dei carabinieri. I telefoni rinvenuti saranno attentamente esaminati. Alcuni di questi, infatti, potrebbero essere stati utilizzati dai due stranieri. Inoltre saranno confrontati gli elementi raccolti in questa indagine con quelli dell’aggressione avvenuta ad Aprilia nella notte tra il 9 e il 10 giugno scorso in danno di Rosa Grossi, anche lei di 88 anni, deceduta poche ore dopo in ospedale a seguito delle violente percosse.