“Tacchi a spillo” a Latina, prostituzione sul litorale a gestione familiare

Genitori e figlio affittavano appartamenti nella zona del lido di Latina, chiedendo 250 euro a settimana e 20 euro di percentuale a cliente. Così questa mattina, nell’ambito dell’operazione denominata “Tacchi a spillo”, gli agenti della Squadra Mobile di Latina – Sezione Reati contro la persona, minori e sessuali hanno dato esecuzione alla misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di un 41 enne e dell’obbligo di presentazione alla P.G. nei confronti dei genitori di quest’ultimo, entrambi 67enni.

Sono tutti accusati, a vario titolo, dei reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione ed estorsione; col medesimo provvedimento, inoltre, il G.I.P. Pierpaolo Bortone ha disposto il sequestro preventivo di cinque immobili siti a Latina, in zona Litoranea e località Borgo Sabotino, che venivano affittati dagli indagati per permettervi l’esercizio della prostituzione.

La misura cautelare costituisce l’epilogo di una articolata attività d’indagine condotta dalla Squadra Mobile e coordinata dal Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Latina Carlo Lasperanza, che trae origine dalla denuncia resa di una ragazza di origini rumene contro il 41 enne, seguito di una aggressione subìta dalla donna.

Da tali dichiarazioni è emerso che la vittima esercitava l’attività di meretricio con il nome di “Cristina” nell’appartamento messole a disposizione dal 40enne e dalla propria famiglia, per il quale pagava 250 € a settimana oltre ad una percentuale di 20€ su ogni cliente ricevuto.

La donna raccontava alla Polizia anche di minacce di morte ricevute dall’uomo qualora non gli avesse consegnato ulteriori soldi in contanti – ossia 300,00€ – oltre di continue telefonate per sollecitarla a pagargli la parte dei ricavi dell’attività di prostituzione.

Dalle indagini, anche di natura tecnica, intraprese, è ben presto emerso che il 41 enne, si occupava personalmente della stipula dei contratti di locazione – che poi recapitava alle interessate, facendosi corrispondere fino a 500 € al mese – ma tutti gli indagati erano perfettamente a conoscenza dell’attività di prostituzione all’interno delle abitazioni messe a disposizione di molte ragazze, in prevalenza originarie dell’est Europa e del Sud America, le quali pubblicizzavano le loro prestazioni su appositi siti fornendo ai clienti gli indirizzi degli immobili in questione.

Un modo turpe, oltre che illecito, per procurarsi un guadagno nettamente superiore rispetto ad una semplice locazione.

Nel cellulare sequestratogli nel corso delle indagini, l’uomo conservava fotografie ritraenti ragazze in abiti succinti ed in atteggiamenti sessualmente espliciti, scattate all’interno dei menzionati appartamenti.

Sono poi emersi files audio di minacce anche di morte rivolte ad una ragazza, poi identificata nella citata denunciante, con l’invito esplicito a fare molta attenzione quando si trova “per strada a lavorare” perché sarebbe pronto anche a spararle.