Direttiva Bolkestein, Tripodi (FI): “Con Gasparri contro questa folle direttiva”

La nota direttiva Bolkestein della UE, che riguarda le concessioni balneari, resta al centro del dibattito politico. Sull’argomento Orlando Angelo Tripodi (FI), presidente della commissione Lavoro alla Pisana, in una nota interviene a sostegno delle recenti dichiarazioni del capo gruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri, si schiera: “Mi batto da anni per difendere con le unghie e con i denti le vittime della direttiva Bolkestein, che rischia di vanificare i sacrifici di intere generazioni dei nostri balneari, ambulanti, edicolanti e proprietari dei chioschi, le cui attività al 99% sono a gestione familiare. Noi di Forza Italia siamo dalla parte di chi negli anni ha investito risorse importanti per mandare avanti le imprese balneari, nella maggior parte dei casi, in Italia, soprattutto nel Lazio, realtà economiche a conduzione familiare. Lo spazio in Italia per nuove imprese c’è, così risulta dalla mappatura fatta dal Governo Meloni, ora occorre fare chiarezza e saperlo utilizzare. A Bruxelles la partita si gioca sul calcolo delle spiagge libere italiane. Ci sono e sono abbondanti, così è emerso dal dato elaborato da un tavolo tecnico istituito a Palazzo Chigi. La maggior parte delle spiagge italiane sono disponibili per l’insediamento di nuove imprese: pertanto la direttiva Bolkestein che regola la concorrenza non dev’essere applicata, perché la scarsità di risorse non sussiste. E poi, mettiamo fine a questa perenne lagna della sinistra che enfatizza solo i profitti derivanti dalle attività balneari, senza considerare che dietro ci sono numerosi costi da sostenere, certamente su questo i balneari dovrebbero fare maggiore chiarezza e rivendicarlo. Tra le principali spese che i balneari devono affrontare ci sono ad esempio le tasse e le tariffe da pagare per ottenere le autorizzazioni necessarie per l’attività balneare, poi tutto quanto serve per l’attività e parlo di costi del personale, delle attrezzature e delle forniture necessarie per la gestione quotidiana, le spese di manutenzione e ristrutturazione delle strutture, i costi per l’acquisto di materie prime e prodotti per la ristorazione. Tutto questo per garantire i servizi ai cittadini, a partire dal salvamento alla cura delle spiagge, medesimi servizi che una qualsiasi spiaggia libera dovrebbe garantire attraverso l’impegno dei Comuni. Non dimentichiamo la pulizia delle spiagge, sommerse dai rifiuti a seguito delle mareggiate e che hanno bisogno di essere pulite per tornare vivibile e godibili dai turisti. Comprendo e condivido l’esasperazione degli imprenditori, in Italia, alcuni comuni, procedono in ordine sparso a nuove gare. Situazione non più sostenibile da chi fa impresa, abbiamo l’obbligo di sostenere una parte così preponderante della nostra economia, le spiagge libere ci sono, si possono assegnare spiagge libere per far avviare nuove imprese, anziché mandare a gara quelle esistenti”.