Caso Satnam Singh, resta in carcere Antonello Lovato

Antonello Lovato

Non cambia la misura cautelare per Antonello e Renzo Lovato, padre e figlio titolari dell’azienda agricola di Borgo Santa Maria dove, il 17 giugno 2024, perse la vita il bracciante indiano Satnam Singh.

Il giudice monocratico del Tribunale di Latina, Clara Trapuzzano Molinaro, ha respinto la richiesta avanzata dal collegio difensivo, composto dagli avvocati Mario Antinucci, Stefano Perotti e Valerio Righi, che chiedeva per Antonello Lovato gli arresti domiciliari e per il figlio Renzo l’obbligo di firma con l’applicazione del braccialetto elettronico.

L’istanza è stata rigettata anche in linea con il parere del pubblico ministero Marina Marra, che aveva espresso la propria contrarietà a un’eventuale attenuazione delle misure, sostenendo la persistenza del rischio di inquinamento probatorio.

Antonello Lovato resta dunque detenuto in carcere, mentre Renzo Lovato rimane ai domiciliari. Il procedimento in corso rappresenta il secondo filone d’indagine relativo alla vicenda e riguarda l’ipotesi di caporalato, con le accuse di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Questa indagine si è sviluppata parallelamente a quella principale, che riguarda direttamente la morte di Satnam Singh e nella quale è imputato il solo Antonello Lovato. Anche in quel caso, la Corte d’Assise aveva respinto la richiesta di concessione dei domiciliari.

Il procedimento sul caporalato è nato dalle testimonianze di diversi braccianti che lavoravano insieme a Singh. Durante le audizioni, gli operai hanno raccontato le dure condizioni a cui erano sottoposti: una paga oraria di 5,50 euro fino al 2023, salita a 6 euro solo l’anno successivo, turni di 8-9 ore al giorno anche nei fine settimana e la totale assenza di servizi igienici, acqua potabile e assistenza medica nei campi.

Il processo riprenderà il 7 gennaio 2026, quando il Tribunale di Latina tornerà a esaminare le accuse e ad ascoltare nuovi testimoni.