Latina, “L’idea di ucciderti” chiude la stagione di prosa del Teatro D’Annunzio

 

Una pièce dai toni forti, che affronta il tema attualissimo del femminicidio da una prospettiva diversa e poco ortodossa, chiuderà la stagione di prosa del teatro comunale D’Annunzio. È “L’idea di ucciderti”, scritto e diretto da Giancarlo Marinelli, in scena domenica 29 aprile alle 18.30.

Protagonisti dello spettacolo sono Fabio Sartor (nei cast di “Nirvana” di Salvatores e de “La passione di Cristo” di Mel Gibson) e Caterina Murino (bond girl sul set di “Casino Royale”), affiancati sul palco da Paolo Lorimer, Francesco Maccarinelli, Francesca Annunziata. Ad impreziosire il gruppo di interpreti, la partecipazione straordinaria Paila Pavese, attrice di lungo corso e voce tra le più importanti nel mondo del doppiaggio femminile italiano.

Lo spettacolo è in tournée in tutta Italia ed sta creando dibattito: il regista infatti affronta il tema della violenza di coppia in una prospettiva opposta rispetto a quella a cui le cronache hanno abituato. «Mi sono ispirato a una storia vera. Vera non nella tragedia qui scritta – spiega Marinelli nelle note di regia – ma nei presupposti che avrebbero potuto condurre a quella tragedia. Nella realtà nessuno ha ucciso nessuno. Almeno non fisicamente. Però, fuori da ogni ipocrisia, lo devo ammettere: ascoltando chi me l’ha raccontata, per un attimo, mi è balenato lo spettro. Che è il titolo di questo lavoro. L’idea di uccidere. Sono un uomo “femminista” dalla nascita: adoro le donne; mi sveglio la mattina, per incontrare una donna; scrivo e dirigo pensando sempre alle donne. Non ho mai alzato un dito contro una donna. E mai lo farò. Eppure, immedesimandomi nel protagonista di questa storia, quello spettro è affiorato. Capiterà anche al pubblico che assisterà allo spettacolo. E mi odierà, e si odierà per questo».

Il tema viene sviscerato in maniera del tutto originale, lasciando spazio al dubbio e cancellando qualunque forma di dogmatismo e retorica. Murino e Sartor battibeccano, si scontrano, ora alzano i toni, ora si rispecchiano l’uno nell’altro in un climax che tiene in punta di poltrona.  «In verità – continua il regista – non intendevo scrivere un testo sul “femminicidio” al contrario o, peggio, sul “maschicidio”. Volevo raccontare una storia sull’amore come arma di distruzione di massa. Sull’amore come trappola mortale. Sull’amore che dovrebbe essere la negazione di ogni luogo comune e che invece diventa il più letale dei luoghi comuni. Volevo mettere in scena una storia capace di spaventare il pubblico come quando si legge in un giornale di una possibile epidemia, di un virus che potrebbe colpire tutti. “E se capitasse anche a me?”. La risposta non c’è. Non può esserci. Ché il Teatro non si occupa mai del vaccino. Ma solo del contagio».

I biglietti per lo spettacolo sono in vendita presso il botteghino del teatro D’Annunzio, in viale Umberto I, aperto dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00, il pomeriggio di venerdì dalle 15.00 alle 21.00 e per la settimana in corso anche il sabato e la domenica con orari 10.00-13.00 e 16.00-19.00. Prezzi biglietto: poltronissima 28 euro (intero), 26 (ridotto); poltrona 25 euro (intero); 23 (ridotto); galleria 21 euro (intero), 19 (ridotto).