Latina, sangue infetto al Goretti: risarcito a 90 anni, una mancia prima di morire

Centomila euro a un novantenne, dopo 45 anni di sofferenze: una mancia prima di morire. La conclusione forte ma perfettamente calzante è dell’avvocato Renato Mattarelli che porta a conoscenza dell’ultimo caso di transazione conclusa a gettone fisso per questioni di malasanità registrate a Latina. Un anziano di Latina infatti negli ultimi giorni si è visto accreditare la somma; “se non avesse avuto 90 anni l’avrebbe rifiutata”, commenta il suo legale.

L’uomo era stato sottoposto nel 1972 a trasfusioni di sangue presso l’ospedale Goretti di Latina. Nel 1997 era risultato positivo all’epatite B e all’epatite C ed aveva chiesto lo speciale indennizzo di circa 800euro al mese (previsto dalla legge n. 210/1992 per i soggetti danneggiati da sangue infetto) che gli venne prima rifiutato e riconosciuto solo nel 2005 dal Tribunale di Latina a seguito di una lunga battaglia legale. Due anni dopo, l’avvocato Mattarelli ha iniziato la causa contro il Ministero della Salute, che non aveva controllato il sangue trasfuso al Goretti, per ottenere l’integrale risarcimento dei danni sofferti dall’uomo che da 45 anni deve convivere con due dei più aggressivi virus in circolazione e cui si sono aggiunti il TTV (Transfusion Transmitted Virus – virus trasmesso attraverso trasfusione) di più recentemente identificazione da parte della scienza e riscontrato nel pontino proprio durante la perizia medico-legale disposta dal Tribunale di Roma.

Vista l’età avanzata dell’uomo e le “nuove” leggi (le Transazioni per i soggetti danneggiati da sangue infetto in causa contro lo Stato Italiano) l’avvocato Mattarelli aderiva alle transazioni che da lì a poco dovevano essere sottoscritte, per circa 6.700 cause in corso al 31 dicembre 2007, e che prevedevano nel caso del pontino contagiato al Goretti una chiusura per circa 300mila euro. Una pia illusione: “La procedura delle transazioni si è invece protratta per anni e ad oggi non ne è stata conclusa nemmeno una”.

In questi 10 anni fra cause di primo e di secondo grado l’uomo di Latina ha quasi raggiunto i 90 anni e per non accumulare ulteriore ritardo l’anno scorso, tramite l’avvocato Mattarelli, ha concluso con il Ministero un accordo transattivo a 100mila euro, questa volta previsto dalla legge n. 90/2014 per l’Equa riparazione dei soggetti danneggiati da sangue infetto in causa con lo Stato Italiano.

“Quelle delle transazioni mai concluse (risarcimenti elevati) e concluse invece a gettone fisso di 100mila euro per tutti i soggetti in causa – commenta l’avvocato – è praticamente un’astuta operazione politica definita addirittura con legge per costringere migliaia di danneggiati da trasfusioni di sangue infetto, presi dallo sfinimento del tempo che passa, ad accettare, loro malgrado, quella che definire una ‘mancia prima di morire’ non è poi così sbagliato. Non sono pochi infatti i casi di danneggiati in causa contro il Ministero della Salute che muoiono prima della conclusione del processo o prima di ricevere il dovuto risarcimento che in media viene pagato dopo 3 – 4 anni dalla sentenza definitiva di condanna. Tutto questo accade mentre negli Stati Uniti sono state appena pubblicate le nuove Linee Guida per il trattamento dell’epatite B che fino metà degli anni ’90 erano principalmente post-trasfusionali e che restando silenti per decenni nell’organismo, molti portatori inconsapevoli hanno contagiato e continuano a contagiare altre persone ignare (ad esempio mediante rapporti sessuali)”.

Queste Linee Guida “Hepatitis B Vaccination, Screening, and Linkage to Care: Best Practice Advice From the American College of Physicians and the Centers for Disease Control and Prevention” pubblicate qualche giorno fa (il 21 novembre) <<…consigliano ai medici di vaccinare contro l’HBV tutti gli adulti non vaccinati, comprese donne incinte, individui a rischio di infezione a causa di esposizione sessuale, cutanea o mucosa, operatori sanitari e di sicurezza pubblica a rischio di esposizione al sangue, adulti con malattia epatica cronica, malattia renale allo stadio terminale, inclusi pazienti in emodialisi o con infezione da HIV, viaggiatori verso regioni endemiche per HBV, e adulti che cercano protezione dall’infezione da HBV. ACP e CDC consigliano inoltre ai medici di sottoporre a screening per l’HBV le persone ad alto rischio, tra cui persone nate in paesi con prevalenza di HBV del 2% o superiore, uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, persone che fanno uso di droghe, persone sieropositive, contatti domestici e sessuali di persone infette, persone che richiedono terapia immunosoppressiva, persone con malattia renale allo stadio terminale compresi pazienti in emodialisi, donatori di sangue e tessuti, persone infette da virus dell’epatite C, persone con elevati livelli di alanina aminotransferasi, persone in carcere, tutte le donne in gravidanza e i bambini nati da madri con infezione da HBV. I medici devono indirizzare tutti i pazienti identificati con HBV alla consulenza post-test e alla cura dell’epatite B…” .

“Se ce ne fosse il bisogno di dirlo: la situazione è specularmente identica in Italia”, conclude Mattarelli.