Momenti di forte tensione tra i banchi dell’istituto tecnico “Pacinotti”, dove continua a pesare l’ombra della tragedia di Paolo Mendico, il quindicenne che si tolse la vita l’11 settembre scorso, alla vigilia del ritorno a scuola. Uno dei suoi tre compagni di classe indagati dalla Procura dei minori di Roma avrebbe manifestato l’intenzione di togliersi la vita dopo aver ricevuto la notifica degli atti giudiziari.
Si tratta di un ragazzo di Santi Cosma e Damiano che, lunedì sera, avrebbe scritto in chat un messaggio allarmante: «Quasi quasi mi suicido anche io». L’episodio è ora al vaglio dei carabinieri, mentre la scuola ha deciso di rafforzare il servizio di sostegno psicologico per studenti e personale.
Nel frattempo, emergono nuovi dettagli sull’ispezione ministeriale disposta dal Ministero dell’Istruzione per chiarire le responsabilità interne all’istituto. Le prime risultanze del rapporto, consegnato all’Ufficio scolastico regionale del Lazio, non lasciano spazio a interpretazioni: tre docenti rischiano la sospensione per gravi carenze nella gestione delle segnalazioni di bullismo nei confronti di Paolo.
Il dossier, frutto di settimane di audizioni e analisi di documenti, ricostruisce punto per punto quanto accaduto nei mesi precedenti al suicidio, evidenziando ritardi, sottovalutazioni e protocolli rimasti lettera morta. I genitori del ragazzo avevano denunciato più volte episodi di derisione, offese e atti di esclusione. Tuttavia, secondo gli ispettori, i tempi di intervento della scuola sarebbero stati incompatibili con la gravità della situazione.
Convocazioni e richiami avrebbero seguito un iter lento e burocratico, mentre le parole offensive e gli atteggiamenti denigratori nei confronti del giovane continuavano: lo prendevano in giro per l’aspetto fisico, lo chiamavano “nano”, e in alcuni casi sarebbero stati compiuti gesti di violenza simulata.
Gli ispettori parlano di “una catena di allarmi ignorati” e di una gestione interna priva di azioni tempestive. La relazione ministeriale, ora nelle mani dell’Ufficio scolastico regionale, sarà la base per eventuali sanzioni disciplinari e per la valutazione delle responsabilità dirigenziali.
Sul piano giudiziario procede anche l’inchiesta della Procura di Cassino, che ipotizza il reato di istigazione al suicidio. Intanto, la famiglia di Paolo, assistita dal proprio legale, accoglie le conclusioni degli ispettori come un primo passo: «Il dolore resta immenso, ma sapere che si cerca la verità ci dà forza. Continueremo a lottare perché tragedie come quella di nostro figlio non si ripetano».









