Ritorno al nucleare, la proposta di Legge di Fazzone: interviene la sinistra

La centrale nucleare di Latina(Borgo Sabotino)
E’ arrivata nei giorni scorsi la proposta di legge per riaprire le centrali nucleari in Italia presentata dal senatore di Forza Italia Claudio Fazzone. Una proposta che ha scatenato polemiche e sulla quale è arrivata subito la pronta risposta dal mondo ambientalista e della sinistra. Ad intervenire è l’onorevole Filiberto Zaratti, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, con un comunicato congiunto con il comitato scientifico di Europa Verde e il Circolo di Europa Verde di Latina.
“La proposta di legge – si legge nel comunicato – del Senatore Claudio Fazzone, Presidente della Commissione Ambiente del Senato, di riaprire le centrali nucleari in Italia appare, a dir poco, irrealizzabile, sia per i tempi di costruzione che non consentono di rispettare le scadenze dell´Unione Europea per la decarbonizzazione dell’energia, sia per gli elevati costi e le difficoltà di approvvigionamento del combustibile nei pochi paesi che ne sono ricchi (Australia, Kazakistan, Canada, Russia, Niger, Cina). In realtà, sembra solo un´uscita elettorale, che va a sommarsi a tutte le altre degli esponenti della Destra, destinata a non avere alcun seguito.
Ancor più grave il fatto che la proposta venga dal Presidente della Commissione Ambiente del Senato. Come l´on. Fazzone ben sa, alcune commissioni riunite del Senato (e della Camera) hanno avviato indagini conoscitive in materia di energia prodotta mediante fissione e fusione nucleare. La prima audizione della Camera è stata il 19 marzo e la seconda seduta sarà il 28 marzo. Forse il Senatore Fazzone prevede in anticipo i risultati dell’indagine?

Per fare un po´di chiarezza, abbiamo interpellato il Presidente del Comitato Scientifico di Europa Verde, prof. Sergio Ulgiati, che già nel 1982 faceva parte della Commissione Energia Nucleare istituita dal Comune di Latina per affrontare le problematiche del nucleare sul proprio territorio: “Le riserve note ed economicamente estraibili di uranio ammontano circa a 5.7 milioni di tonnellate (al 2022). L ́estrazione annua è di 53,700 tonnellate, sufficiente a produrre il 10% dell’elettricità mondiale, con 437 centrali per una potenza complessiva di 391,398 GWe. L ́Italia non ha miniere di uranio nel proprio territorio e dunque l ́indipendenza energetica con l’uranio è solo una favola. Difficile pensare che il Kazakistan lo venda all’Italia se Russia e Cina non vogliono. I paesi africani vendono alla Francia. I paesi asiatici alla Cina. Russia e Cina certo non lo vendono a noi, o quanto meno, non a basso prezzo. Se dovessimo coprire il 50% o il 100% della domanda elettrica del mondo (pensiamo ai paesi dell´Africa, quelli che diciamo sempre di voler aiutare a casa loro e che hanno solo 2-3 ore al giorno di elettricità dalla rete), l´uranio disponibile basterebbe solo per 20 o 10 anni rispettivamente. In realtà, chi pensa al nucleare pensa solo ai paesi ricchi, gli altri si arrangino, con buona pace della decarbonizzazione al 2035.”

I costi di costruzione degli impianti nucleari portano il kWh elettrico nucleare al costo più elevato in assoluto: secondo il più grande Centro di Studio mondiale relativo all´energia (Lazard and Roland Berger, 2023): il nucleare si colloca tra i 141 e i 221 $/MWh, l´eolico tra 42 e 114 $/MWh, il solare fotovoltaico a film sottile o silicio cristallino tra 46 e 102 $/MWh, il kWh da metano a cicli combinati tra i 39 e i 101 $/MWh (ma rilascia CO2).

Continua Ulgiati: “Il costo totale per installare in Italia almeno 40 GWe nucleari a 11 miliardi di Euro/GWe (Corte dei Conti francese, 2020) sarebbe pari a circa 440 miliardi di Euro per i soli impianti, ossia il 26% del Prodotto Interno Lordo dell´Italia nel 2020. Per non parlare della difficoltà e dei conflitti nella scelta del “dove” costruirle”.  Come prontamente precisato dalla Sogin, risulta tecnicamente improponibile anche la riattivazione delle centrali esistenti, reattori realizzati con vecchie tecnologie (moderati a grafite), non più adeguati ai requisiti di sicurezza, e per di più in via di smantellamento: si tratterebbe non di ammodernamento ma di un rifacimento vero e proprio.
La questione dello smaltimento delle scorie è ferma da decenni e non vediamo come si possa risolvere in un anno come previsto dalla legge proposta da Fazzone. Riguardo alla riattivazione della centrale di Latina vorremmo inoltre ricordare all’on. Fazzone come esponenti dei partiti alleati di governo, Tiero (Fratelli d’Italia) ed Adinolfi (Lega), intendono realizzare un porto proprio nella zona adiacente alla centrale: un accostamento non proprio consigliabile. In conclusione, sviluppare tecniche di efficienza e risparmio energetico ed energie rinnovabili è una strategia molto più importante del nucleare e del metano per combattere il cambiamento climatico già nel breve periodo.