Economia: dall’Istat segnali positivi. Buona occupazione, energia ed export farmaceutico. Ancora rincari per generi alimentari e difficoltà per il commercio

di Ivan Simeone

i.simeone@virgilio.it

Una “strana” economia ci avvolge.

Ivan Simeone

Ho avuto modo di leggere l’ultima nota Istat sull’andamento dell’economia, dello scorso 10 settembre e si evidenzia una sostanziale stabilità generale ma con alcune eccezioni: carrello della spesa sempre in aumento e commercio al dettaglio sempre in difficoltà.

In estrema sintesi, senza avvinghiarci nel vortice delle dinamiche di percentuali ed analisi, (vedi www.istat.it) vediamo come l’occupazione continua a crescere.

A luglio si è avuto un ulteriore incremento di +0,1% rispetto al mese precedente pari a + 13 mila unità, cosa che non è poco.

Aumento di occupazione sia per contratti a tempo indeterminato e a termine.

Il tasso di occupazione sale al 62,8%. Vi è da dire, di contro, che gli stipendi dei lavoratori italiani sono molto più bassi di quelli europei e questo porta ad una difficoltà di quello che chiamiamo oggi il “ceto medio”.

Il clima di fiducia dei “consumatori” non è dei migliori, guardando al futuro economico.

Le vendite al dettaglio sono pressoché stabili ma con una attrazione negativa. Continuano i segnali negativi per il commercio al dettaglio, quello di vicinato per intenderci.

I generi alimentari se da una parte vedono un aumento in “valore”, dall’altro il cittadino e la Famiglia consumatrice, acquista meno a causa dei continui rincari del settore.

Si registra una leggera diminuzione dei costi energetici mentre aumentano i prezzi nei servizi.

Ad agosto 2025 l’indice di fiducia delle imprese è rimasto stabile, ad eccezione del comparto turistico. Rallentano le dinamiche del commercio estero mentre è in forte export il settore farmaceutico.

L’impressione è quella di vedere scelte generali che non aiutano il così detto “ceto medio”, quella borghesia fatta da artigiani e commercianti, da impiegati e partite IVA che fino a qualche tempo fa erano il volano di quella economia quotidiana nazionale che faceva respirare. Sembra vi sia una contrapposizione tra la macroeconomia rispetto alle a quella piccola economia “del giornaliero” che muove poi concretamente le famiglie consumatrici.

Bisogna ridare forza alle piccole e micro attività, supportarle e dargli respiro. Bisogna alzare il valore dei salari, bisogna che la politica crei meno burocrazia e quei presupposti e sostegni affinché il “ceto medio” possa riprendere il giusto posto nelle dinamiche produttive del territorio. Bisogna cominciare dagli Enti locali, dai singoli nostri Comuni.