Spari e pestaggi, così Mattia Spinelli gestiva lo spaccio alle Arlecchino

Intorno a Mattia Spinelli ruotano le carte dell’inchiesta che ha portato all’arresto di uno dei capi della banda emergente, che da tempo si era presa la piazza di spaccio dei Palazzi Arlecchino a Latina. Un intreccio fatto di estorsioni, intimidazioni armate e attentati esplosivi che avrebbe visto protagonisti giovani decisi a imporsi nel controllo e nella gestione del traffico di droga del capoluogo. Secondo gli inquirenti, il 20enne – arrestato con l’accusa di atti persecutori ed estorsione – non sarebbe un semplice esecutore, ma un tassello di un sistema più ampio, capace di muoversi con logiche e dinamiche quasi “mafiose”. Le indagini ricostruiscono un clima di forte tensione tra gruppi emergenti che, durante l’estate, si sarebbero contesi la gestione delle piazze di spaccio con azioni di forza, minacce e persino colpi d’arma da fuoco.

A far esplodere letteralmente il conflitto, è stato l’attentato del 7 settembre scorso, quando un ordigno rudimentale è stato fatto detonare davanti all’ingresso di uno dei condomini simbolo del complesso Arlecchino. Un gesto che, secondo gli investigatori, avrebbe rappresentato un avvertimento diretto ai fratelli Spinelli, figure ormai centrali nella gestione della piazza. I gemelli, di origine sinti, si sarebbero imposti nel tempo come leader di un gruppo emergente, capace di stringere alleanze e di consolidare la propria influenza anche attraverso una serie di azioni dimostrative, che avrebbero imposto la loro presenza nel mercato locale della droga. Tuttavia, quella stessa strategia di forza avrebbe finito per generare frizioni con altri gruppi, alimentando un’escalation culminata nelle esplosioni e negli agguati dell’ultimo mese.

L’estorsione al mediatore e i nuovi equilibri criminali

Tra gli episodi che hanno contribuito a far emergere il quadro delle tensioni interne, figura la richiesta di denaro avanzata dai fratelli Spinelli nei confronti di un 25enne, un tempo impiegato come intermediario per una società di autonoleggio.
L’uomo avrebbe fornito ai gemelli diverse vetture, poi utilizzate – secondo gli inquirenti – per attività illecite legate al traffico di stupefacenti. Da un banale disaccordo commerciale, si sarebbe passati alle minacce e alle pretese estorsive, segnali di un clima intimidatorio tipico di contesti criminali in cui ogni rapporto economico diventa un’occasione di dominio.

Gli investigatori ipotizzano che l’episodio non sia isolato, ma si inserisca in una più ampia strategia volta a riaffermare il controllo del territorio da parte del gruppo degli Spinelli, nel tentativo di consolidare la propria posizione dopo mesi di attacchi e sfide interne.

Le indagini e lo scontro tra le nuove leve del crimine

L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Latina, mira ora a delineare con precisione gli assetti e le alleanze che si sono formate attorno ai palazzi Arlecchino, un quartiere da anni al centro delle attività di spaccio e teatro di scontri tra bande giovanili in cerca di potere.

Dietro la figura di Mattia Spinelli, gli inquirenti vedono l’ombra di un nuovo modello criminale, fluido e imprevedibile, fatto di giovani che alternano ostentazione sui social, violenza e strategie di controllo del territorio, in una corsa al comando che ha già lasciato dietro di sé bombe, paura e un clima di perenne tensione.