Latina, Codici vince al Tar dopo il no per l’accesso agli atti del Q3

Ancora una istanza di accesso agli atti del Comune di Latina, ancora un diniego, ancora un ricorso, ancora una vittoria di Codici.

Codici Latina manifesta   soddisfazione perché dopo l’ennesima richiesta di accesso ad atti del Comune di Latina e dopo l’ennesimo diniego opposto dall’Ente, a seguito di ricorso al TAR, il Tribunale Amministrativo, con sentenza n. 553/2023, pubblicata lo scorso 17 luglio, ha annullato gli atti impugnati ed ha ordinato all’Amministrazione di mettere a disposizione dell’associazione ricorrente la documentazione richiesta.

Codici, da un lato, commenta con favore la sentenza del TAR, ma, dall’altro, non può che evidenziare con grandissima amarezza il pervicace atteggiamento di ostracismo tenuto da alcuni uffici comunali a richieste di accesso agli atti, sebbene ciò sia garantito dalle leggi dello Stato, a maggior ragione quando sia oggetto di interesse da parte di associazioni che l’unico scopo che si prefiggono è quello di tutelare i diritti diffusi della collettività.

Nel caso specifico, Codici aveva presentato una richiesta di accesso civico generalizzato all’Ente di Piazza del Popolo per ottenere la visione di atti relativi a quella che oggi viene definita dagli organi di informazione come la Variante Q3.

Lo scopo dell’istanza era quello di verificare se gli atti autorizzatori potessero aver violato i diritti dei latinensi su una parte del loro territorio, sul quale, peraltro, insisteva uno storico boschetto e se, quindi, gli atti di cui era stata chiesta la visione e l’eventuale estrazione potessero aver violato norme poste a tutela della collettività.

Il Comune di Latina, proseguendo in un suo orientamento più volte manifestato negli ultimi anni, ha opposto l’ennesimo rifiuto, seppur corretto in parte successivamente, ma obbligando ugualmente Codici a presentare ricorso al TAR, il quale si è espresso a favore della richiesta e degli intendimenti di Codici.

Il TAR, compiendo un’ampia ricostruzione normativa e giurisprudenziale, ha scritto cheSul punto, ritiene il collegio che per le pratiche edilizie viga un sistema sostanzialmente improntato alla trasparenza …, ne consegue che in alcun modo che l’accesso agli atti che hanno condotto al rilascio dei titoli edilizi può recare un pregiudizio concreto agli “interessi economici e commerciali di una persona fisica o giuridica, ivi compresi la proprietà intellettuale […] e i segreti commerciali” …. In particolare, con riguardo alle relazioni tecniche, planimetrie, sezioni e tabelle di dimensionamento di ciascuno dei titoli edilizi rilasciati, non può configurarsi alcuna lesione di interessi economici e commerciali dei destinatari, né quanto alla tutela del diritto d’autore o a segreti commerciali, trattandosi di mere rappresentazioni grafiche ed elaborati utili a trasporre sul piano reale e delineare l’oggetto, la localizzazione e gli sviluppo planimetrici dell’attività edilizia realizzata…. Con specifico riferimento al diritto alla riservatezza dei dati personali delle persone fisiche, poi, non vi è alcun motivo di ritenere che, in concreto, una pratica edilizia contenga dati che non siano già conosciuti o facilmente conoscibili da parte di chiunque, dato che essi sono già in gran parte oggetto di pubblicazione ex art. 20, comma 6, d.P.R. n. 380 cit., ovvero sono liberamente reperibili negli elenchi e registri pubblici in cui sono iscritti gli amministratori di società e i professionisti coinvolti nella progettazione….”.

Ciò significa che nessun timore di violazione di segreti o di diritti di alcun genere o di dati personali poteva essere paventato per quanto concerne un fascicolo della natura di quello in esame.

Ciononostante, il Comune si era espresso ancora nel senso di negare l’accesso e Codici, ancora una volta ha dovuto far ricorso contro un atteggiamento ritenuto non corretto, così come riconosciuto dal TAR adito.

E’ la prima volta che Codici ha dovuto fare ricorso agli Organi di Giustizia Amministrativa perché in passato già più volte negli ultimi anni aveva dovuto chiedere l’intervento del Difensore Civico Regionale per ottenere quanto alcuni uffici dello stesso comune si ostinavano a negare.

Codici non può esimersi dall’evidenziare che quando un ente pubblico cerca di evitare la conoscenza di atti ai cittadini o a chi ne rappresenta legittimamente i diritti e gli interessi, questo non fa bene alla trasparenza, alla legalità e neppure alla democrazia in quanto fa sorgere legittimi sospetti che si voglia nascondere qualcosa.

Quel qualcosa che, invece, negli atti amministrativi (con le debite eccezioni, ma solo quelle previste dalle norme) deve essere alla più ampia portata di qualunque cittadino.

Codici non vuole neppure ipotizzare di dover accostare la vicenda del mancato accesso a quanto si sta apprendendo da alcuni organi di informazione, ma se le due questioni dovessero rivelarsi anche solo lontanamente collegate, a questo punto risulterebbe evidente che all’interno dell’Ente potrebbe esserci qualcosa da rivedere.