Riprenderà domani, martedì 27 maggio, davanti alla Corte d’Assise di Latina, il processo ad Antonello Lovato, l’imprenditore agricolo accusato di omicidio volontario per la morte del bracciante indiano Satnam Singh, rimasto gravemente ferito sul lavoro e abbandonato davanti casa: morì due giorni dopo.
Nella prima udienza, il 1 aprile scorso, il procedimento è entrato nel vivo dopo un lungo confronto sulle costituzioni di parte civile. La Corte ha sciolto il nodo ammettendo la moglie della vittima, Sony, e altri quattro familiari, oltre a INAIL, ai Comuni di Cisterna e Latina, alla Regione Lazio, alla CGIL di Latina e Frosinone, alla FLAI CGIL e all’ANMIL. Respinte, invece, le richieste presentate da Libera, Associazione Lavoratori Stranieri, ONA e Associazione Caponnetto.
Lovato, che nella prima udienza ha reso dichiarazioni spontanee dichiarandosi estraneo all’accusa di omicidio volontario, è attualmente detenuto in carcere, mentre il padre Renzo Lovato – coindagato in un altro filone del procedimento, noto come Satnam bis, per sfruttamento del lavoro – si trova agli arresti domiciliari.
In quel filone d’inchiesta, secondo quanto accertato dai carabinieri di Latina, i braccianti impiegati nell’azienda di famiglia a Borgo Santa Maria venivano pagati 5,50 euro l’ora, lavorando dalle prime ore del mattino fino al pomeriggio, anche nei fine settimana.
La Cassazione si esprimerà a breve sulle misure cautelari: il 10 giugno per Antonello e il 24 giugno per Renzo Lovato.









