Terracina, Di Tommaso scommette sul rilancio di un’agricoltura sana e multifunzionale

Alessandro Di Tommaso

Non solo mare a Terracina, anche e soprattutto terra. Terra che si coltiva e che produce reddito, ma guai a prendere sottogamba i problemi del settore. Alessandro Di Tommaso, candidato sindaco di Terracina, ha dedicato il suo ultimo intervento proprio all’agricoltura, spiegando il suo programma per il rilancio.

Politiche mirate per frenare la contrazione dei posti di lavoro

“Statistiche alla mano, l’agricoltura resta il principale motore economico di Terracina – afferma Di Tommaso – con una conduzione diretta della superficie utilizzata pari al 70% e una conduzione salariale del 30. Un dato che se da una parte incoraggia, poiché in controtendenza rispetto ad altri territori in cui l’occupazione in questo settore è a livelli minimi, dall’altra ci deve porre sull’attenti considerando la contrazione dei posti di lavoro pari al 10% negli ultimi dieci anni. Ecco perché occorre mettere sul tavolo delle politiche mirate che possano agevolare i percorsi dell’impresa agricola in un territorio sano e appetibile anche da un punto di vista turistico”.

I problemi da risolvere con piccoli investimenti  

Per Di Tommaso un Comune virtuoso “deve adottare politiche responsabili e attente alla tutela del territorio e del paesaggio, anche alla luce della nuova Politica agricola comunitaria, e di mettere in campo quei piccoli investimenti che possano risolvere i problemi quotidiani di chi lavora in campagna o di chi trasporta i prodotti agricoli”. Secondo il candidato sindaco “dotare le aree rurali di strade più sicure è il minimo che un’amministrazione possa fare, così come migliorare la segnaletica per agevolare gli autotrasportatori che restano imprigionati nelle Migliare cieche o piene di buche”. “Le nostre aree extraurbane – afferma – non hanno ancora internet, un’assurdità per decine di aziende che restano impantanate anche in banali operazioni. E’ tempo di cambiare rotta. La quasi totalità dei prodotti delle aziende agricole locali sono destinati ai grandi mercati, anche e soprattutto esteri. Poco o nulla si è fatto per puntare anche alla trasformazione in loco delle produzioni agricole”.

Agriscuole e agriristoranti, le nuove frontiere per un turismo di qualità

In una realtà in continua evoluzione nella quale è bene mantenere il passo, il candidato sindaco guarda con attenzione all’agricoltura intesa come risorsa multifunzionale. “Convinto che l’agricoltura possa svolgere la funzione di presidio ambientale – spiega – (non c’è bosco, collina o pianura che siano il risultato del lento e paziente operato dell’agricoltura), ritengo che possa operare anche come risorsa multifunzionale per il raggiungimento di nuove opportunità economiche. Penso alle attività ricreative, didattiche, educative e culturali che possano valorizzare il ruolo delle aziende nel mercato del turismo di qualità e dei servizi pubblici. Anche a Terracina potremmo avere le agriscuole, gli agriristoranti, esperienze che si legano alla terra, ai prodotti e ai valori della socialità, della ruralità, delle produzioni a chilometro zero, biologiche, biodinamiche senza rinunciare alle nostre tradizioni o specificità di prodotto”.

La scommessa del 3.0

Infine Di Tommaso promuove la ricollocazione delle produzioni con una visione etica mossa dall’ingegno dei nuovi contadini: Terracina 2026, la meta per stare tutti bene secondo lo slogan del giovane aspirante sindaco, non è poi così lontana. “Guardare all’agricoltura oggi significa anche considerare gli effetti del “3.0”- spiega il candidato sindaco -. Giovani e laureati  sono i nuovi agricoltori… per scelta. Perché disoccupati, per non portare il cervello all’estero, per rilevare l’azienda di famiglia altrimenti spacciata. Con l’aiuto degli studi e delle tecnologie digitali, l’obiettivo dei neocontadini è quello di rilocalizzare le produzioni con una visione etica orientata ad una produzione di cibo ecologica, sostenibile, rispettosa della cultura e dell’ambiente locale”. “Anche su questo dobbiamo ragionare – conclude – e confrontarci, favorendo un’agricoltura sana, perché in un futuro non troppo lontano si possa dire ‘Stanno tutti bene’”.