Terracina, stalking all’ombra del clan: arrestate due donne

Patrizia Licciardi, 48 anni, e sua figlia Cristina Marano, 25 anni, sono state raggiunte da ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per aver provocato lesioni aggravate ai danni di una giovane donna vittima di costanti atti persecutori. La malcapitata avrebbe avuto la colpa di intrattenere una relazione sentimentale con il marito e padre delle due donne. Personaggi noti, ritenuti appartenenti alla malavita organizzata.

Quel legame con il clan

Era il 2008 quando Patrizia Licciardi, sorella del boss Vincenzo dell’omonimo clan camorristico, e suo marito Edoardo Marano, da tempo residenti a Terracina, furono arrestati a seguito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli per estorsione con l’aggravante mafiosa. Ma a seguito della decorrenza dei termini di custodia cautelare erano tornati in libertà, mentre entrambi erano finiti nel maxi processo contro il clan Licciardi con una sessantina di imputati.

La persecuzione in rosa

La Squadra anticrimine del Commissariato di Terracina, diretto dal vice questore Bernardino Ponzo, ha eseguito le due ordinanze di cautelare agli arresti domiciliari emesse a carico di madre e figlia per il reato di stalking e lesioni aggravate che hanno comportato alla loro vittima anche ferite giudicate guaribili in 30 giorni. Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Latina dopo che gli investigatori hanno raccolto prove e testimonianze di molteplici atti persecutori e violenze commessi per oltre un anno.

Donna perseguitata ovunque

La vittima viveva ormai in un costante e perdurante stato d’ansia, essendo stata oggetto di reiterate molestie e minacce che sono sfociate più volte anche in aggressioni fisiche. La stessa in diverse occasioni è stata aggredita e percossa dalle due donne riportando gravi ferite mentre subiva stalking sia presso la sua abitazione che sul luogo di lavoro e perfino nei luoghi pubblici da lei frequentati. In questo lungo periodo di tempo di reiterate condotte intrusive nella vita della vittima da parte delle due donne, non sono mancate telefonate, appostamenti, pedinamenti che hanno contribuito a crearle uno stato di soggezione ed un grave disagio fisico e psichico.

Poi la richiesta di aiuto alla Polizia

Quando alla malcapitata è stato intimato di lasciare la città altrimenti le avrebbero reso la vita impossibile, questa ha realizzato che l’unica via d’uscita era quella di rivolgersi alla Polizia di Stato. Gli elementi raccolti dagli investigatori del Commissariato di Terracina hanno consentito di appurare la fondatezza delle condotte persecutorie e delle lesioni fisiche denunciate, trovando accoglimento nelle misure restrittive disposte dall’Autorità giudiziaria.