Traffico illecito di rifiuti, il gip: “Nel Centro Rottami assai comprensivi criteri aziendali”

Secondo gli investigatori i dipendenti sapevano bene che chiunque avrebbe potuto scaricare qualunque tipo di rifiuto all’interno del Centro Rottami di Cisterna. Particolari emergono dall’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, Nicolò Marino.

Una serie di elementi vengono fuori dalle intercettazioni. Una dipendente risponde al telefono, il 5 novembre del 2018, alle domande di un trasportatore preoccupato di non avere la partita Iva e chiede se può conferire ugualmente. Lei dopo una serie di domande risponde: “Ma innanzi tutto queste cose per telefono non è che si possono dire”.

L’8 novembre 2018, soltanto 3 giorni dopo, sempre una dipendente riceve un’altra telefonata in cui si parla del conteggio relativo alle autofatture. Parlano di una somma di 1.345.000 euro e aggiunge “che giorno dopo giorno fa sempre le stesse cose”, riferendosi alla continua emissione delle fatture.

Poi a un tratto tutto cambia. Viene denunciato un trasportatore, definito dagli investigatori “un conferitore seriale presso il Centro rottami”. Viene controllato nel piazzale interno alla struttura in attesa di conferire rifiuti senza autorizzazione.

Tutti prendono coscienza che le forze dell’ordine hanno capito che il centro accetta conferimenti da soggetti privati non autorizzati e il registro delle telefonate cambia. Il 10 dicembre 2018 a chi chiede di trasportare lì rifiuti viene spiegato che serve partita Iva e formulario. E l’interlocutore risponde: “E com’è m’hanno detto che so’ venuti senza partita iva e niente e hanno fatti scaricare”. La dipendente dice che non bisogna credere a tutto quello che si dice.

Telefonata simile viene intercettata 10 giorni dopo: “Buongiorno, un’informazione e… stavo portando un po’ di ferro ho incontrato un conoscente e mi hanno detto di non venire perché non si può più scaricare”. La dipendente conferma: “Serve la partita iva e il formulario per scaricare”, ma l’altro obietta: “No, mi avete fatto sempre autofatture” e ancora “Perché io so venuto pure la settimana scorsa”.

Il giudice conviene quindi con il pubblico ministero: “quella seguita presso il Centro Rottami era una vera politica di impresa, con disprezzo della normativa ambientale di riferimento, di cui ogni dipendente era ben consapevole. Le tante captazioni confermano quali fossero le disposizioni impartite da Del Prete ai suoi sottoposti, cioè come fosse sufficiente per conferire solo codice fiscale e documento di identità, e non necessari iva e formulario. La voce si era sparsa e tutti gli operatori ricevevano conferma dagli addetti della società quali fossero gli assai comprensivi criteri aziendali