Latina, il caso Manzi in commissione Trasparenza. La pec arrivò nella posta di un dipendente in ferie

Oggi pomeriggio la commissione Trasparenza del Comune di Latina, presieduta dalla consigliera dem Nicoletta Zuliani, si è riunita per esaminare il caso di Giuseppe Manzi, il dirigente ex articolo 110 del servizio Bilancio e programmazione, la cui nomina è decaduta per effetto del pronunciamento del Presidente della Repubblica che, su ricorso di un altro dirigente dell’Ente municipale, l’architetto Giovanni Della Penna, ne ha riconosciuto l’illegittimità. Alla seduta odierna della commissione hanno preso parte il dirigente dell’avvocatura comunale, l’avvocato Francesco Di Leginio, e il vice sindaco Paola Briganti con delega alla legalità.

Come si ricorderà la “notizia” inaspettata della decadenza della nomina di Manzi è arrivata martedì 8 agosto, proprio nel giorno in cui era prevista l’approvazione in Consiglio degli atti costitutivi dell’azienda speciale Abc per i rifiuti che portavano la firma tecnica del dirigente delle finanze. Una “brutta” notizia per l’amministrazione subito ripianata con la nomina ad interim del medesimo servizio di un altro dirigente, Giancarlo Paniccia, che aveva garantito la sua firma agli atti da approvare di lì a poco. In realtà però il provvedimento del Presidente della Repubblica era stato notificato al Comune di Latina, tramite pec, il 3 agosto. Oggi il dirigente dell’avvocatura ha chiarito che quella pec era pervenuta nella posta di un dipendente che quel giorno era in ferie e che quando è stata aperta, il giorno 8, è stata immediatamente inoltrata all’ufficio del sindaco. Un dettaglio che, se non cambia la storia di Manzi, ha fatto emerge un altro problema, ovvero quello di un mancato controllo centralizzato della posta pec del Comune di Latina che, aggiungendosi alla carenza di personale – ribadita anche dal dirigente Di Leginio -, rischia di produrre effetti disastrosi. Immaginiamo cosa sarebbe accaduto se la posta fosse stata aperta anziché l’8 ma il 9 agosto: Lbc avrebbe approvato gli atti costitutivi dell’azienda speciale recanti una firma non più valida.

Alle attestazioni di stima e di solidarietà nei confronti di Manzi, il dirigente decaduto, da parte dei colleghi si sono aggiunte quelle dell’amministrazione comunale. Non a caso il sindaco, nel decreto di nomina di Paniccia (riconfermato con successivo atto ad interim a seguito della delibera di giunta di approvazione della nuova macrostruttura dell’ente) alla dirigenza del nuovo servizio “Finanziario e partecipate”, ha mantenuto l’incarico a Manzi fino alla naturale scadenza nelle more dell’esito di un eventuale ricorso contro il pronunciamento del Presidente della Repubblica.

Sulla possibilità di ricorso, l’avvocato Di Leginio oggi in commissione ha detto che bisogna distinguere la valutazione di “opportunità”, sulla quale l’amministrazione si è già espressa con la volontà di procedere ad un ricorso in Cassazione, e la valutazione di “diritto” per la quale entro martedì si esprimerà lui stesso in qualità di dirigente dell’avvocatura.

Il vice sindaco Paola Briganti ha confermato la volontà di percorrere tutte le strade possibili per il mantenimento di Manzi in pianta organica, ma ha anche aggiunto che la valutazione del rapporto con Manzi sarà affidato al servizio Risorse umane solo dopo che l’avvocatura avrà sciolto il nodo sulla percorribilità del ricorso contro il decreto di decadenza.

Intanto il mantenimento in pianta organica di Manzi senza compiti assegnati, garantito dal decreto del sindaco Damiano Coletta firmato l’11 agosto 2017 per il doppio incarico dirigenziale Paniccia-Manzi, potrebbe esporre l’ente ad un danno erariale.

Nel corso della commissione, il consigliere azzurro Alessandro Calvi ha evidenziato il fatto che l’incarico di Manzi è stato ritenuto illegittimo dal Presidente della Repubblica poiché sussisteva la risposta ad un interpello interno che non era stata presa in considerazione. Come dire che l’interpello è ancora valido?