Latina, De Vizia al Tar: “Abc, manifesto ideologico pieno di vizi. Gli eccessi di Iovinella”

Rosa Iovinella, segretario e direttore generale del Comune di Latina

Il ricorso al Tar della De Vizia, per l’annullamento degli atti che hanno portato l’amministrazione di Latina Bene Comune alla costituzione dell’azienda speciale per la gestione dei rifiuti urbani, è un “concentrato” di eccezioni che minano l’intera operazione Abc di cui invece va fiero il sindaco Damiano Coletta e la sua maggioranza, per quel cambio di passo sperato con la ripubblicizzazione dei servizi essenziali.

Il ricorso è un “concentrato” di eccezioni formali e di merito che tutt’insieme, in un solo colpo, riflettono quanto già, diluito negli ultimi 14 mesi, è stato largamente sollevato dai gruppi consiliari di minoranza, da quando il 4 agosto 2016 l’amministrazione comunale appena insediatasi “congelò” l’apertura delle buste delle offerte – e tra queste quella dell’Ati De Vizia Transfer Urbaser – presentate per il bando europeo indetto il primo giugno 2016, sul finire della gestione commissariale dell’ente.

La De Vizia che si è vista sfumare la possibilità di partecipare al maxi bando (sette anni per una base d’asta del costo annuale pari a poco più di 18 milioni di euro, 126 milioni per l’intero arco di tempo) probabilmente, al pari di qualsiasi altro operatore economico venutosi a trovare nella stessa condizione economica, farebbe accordi col diavolo pur di demolire la strada segnata con l’Abc. E la coincidenza delle eccezioni della De Vizia con quelle mosse dalle forze politiche di opposizione favoriranno, di qui a breve, l’immancabile tesi del “complotto”. C’è da scommetterci sopra.

Il ricorso della De Vizia poggia su tutti i “nei” già evidenziati in questi lunghissimi mesi, si va dall’annullamento a “metà” della gara, effettuato soltanto dal Servizio Gare e non anche e soprattutto dal Servizio Ambiente, al difetto procedurale riscontrato per la determina del Servizio Gare che tra l’avviso di avvio dell’annullamento in autotutela passano soli tre giorni prima di giungere all’annullamento definitivo (mezzo, per altro mai comunicato al soggetto interessato). Dunque, atti illegittimi per la società ricorrente, come illegittima sarebbe la successiva delibera di Consiglio comunale, dell’8 agosto 2017, di approvazione degli atti costitutivi l’Abc, anche per carenza di firme e per documenti “anonimi” allegati alla stessa. Violazione di principi e eccesso di potere sono le espressioni più ricorrenti utilizzate dagli avvocati Angelo Clarizia e Gennaro Macri, in rappresentanza della De Vizia, nei diversi capitoli del ricorso al Tar.

Il ricorso entra nel merito della scelta Abc operata dall’amministrazione comunale. Secondo la società ricorrente è chiaro il parere dell’Anac (richiesto dall’amministrazione comunale dopo due mesi e mezzo dal congelamento delle buste), in base al quale il Comune di Latina avrebbe dovuto rimuovere le criticità evidenziate nel bando “sospeso” per poi procedere all’affidamento del servizio con gara europea relegando l’ipotesi “in house” a un modulo gestorio dei servizi pubblici in deroga all’approvvigionamento ordinario di beni e servizi nel rispetto della libera concorrenza.  In base al ricorso presentato dalla De Vizia, che chiede anche la sospensiva degli atti ritenuti illegittimi, si mette in discussione la convenienza per il Comune e per la città attribuita alla gestione del servizio attraverso un’azienda speciale senza alcuna esperienza. Si mettono in discussione costi (nel decidere di non ricorrere al mercato non si sarebbe tenuto conto del vantaggio dei ribassi) e obiettivi della raccolta differenziata. Insomma, un’Abc fatta a pezzi e ridotta a monnezza con la destrezza di chi è leader del settore e che nelle città in cui svolge il servizio di igiene urbana ha raggiunto percentuali di differenziata che variano dal 77 all’80%, ben oltre il previsto 71% a regime dell’azienda speciale. Una visione di parte? Non c’è dubbio, come non c’è dubbio che sarà utilizzata dai sostenitori della teoria del complotto.

Potrebbe fare parte della stessa anche il fatto che sul ricorso si trovi scritto che l’amministrazione comunale sia stata spinta nella scelta dell’Abc da “un’idea di democrazia partecipativa”, “enfaticamente e genericamente evocata nella delibera” dell’8 agosto scorso, da un “manifesto ideologico” basato “sul controllo politico delle iniziative economiche, esattamente l’opposto di un’economia di mercato alla quale è informata l’attuale legislazione”. E dove si asserisce che dopo il fallimento della Latina Ambiente il Comune, con la costituzione dell’Abc, avrebbe eluso l’impossibilità di rimettersi in proprio per lo stesso servizio, siamo quasi certi che dalla teoria del complotto si passerà a quella dell’attentato politico.

Bisognerà vedere come il collegio, chiamato a discutere questa causa di giustizia amministrativa, valuterà la posizione assegnata al segretario generale, direttore generale, nonché responsabile dell’anticorruzione e della trasparenza, insomma il “notaio” del Comune di Latina che avrebbe dovuto vigilare sulla legittimità degli atti ritenuti illegittimi, in una cornice poco felice del ricorso: violazione e falsa applicazione dell’articolo 49 del decreto legislativo 267/2000: eccesso di potere per errore sui presupposti; sviamento. Questa eccezione è una di quelle abbondantemente già sollevata nelle sedi istituzionali dalle opposizioni e completamente ignorata. Che scrive la De Vizia nel suo ricorso? Che la deliberazione impugnata, quella dell’8 agosto 2017, di approvazione della costituzione dell’Abc, non è supportata dal parere tecnico del dirigente del Servizio Ambiente “mentre si rileva il parere del direttore generale che potrebbe ritenersi legittimamente apposto solo in assenza (carenza di tale figura) del responsabile del servizio ambiente. “Anche in questo caso – si legge nel ricorso -, per ragioni che non vengono esplicitate, il ruolo del dirigente del servizio Ambiente viene in maniera illegittima espunto dal procedimento”.

E qui ritorna proprio l’argomento discusso in commissione Trasparenza appena venerdì mattina scorsa, quando si è avuta la notizia del ricorso della De Vizia. Il segretario generale dell’ente Rosa Iovinella, convocata per l’adunanza, ha inviato una nota spiegando ai commissari che per impegni istituzionali non poteva essere presente. Un’assenza di peso, perché tutti i dubbi relativi alle criticità degli atti che hanno portato all’annullamento del bando non sono stati sciolti. Curioso osservare che, nella stessa mattinata di venerdì, il segretario/direttore generale Iovinella partecipava ad una cerimonia in piazza del Popolo di consegna da parte dei segretari provinciali Cgil, Cisl e Uil di attrezzi da lavoro per i giardinieri del Comune, donati all’ente. Chissà se la donazione accettata nella pubblica piazza sia stata regolata da opportuni atti amministrativi? Senza entrare nel merito del “contributo sindacale”, ci si chiede perché il segretario generale, responsabile anticorruzione, abbia presenziato alla parata di natura politica.

Tornando sul ricorso al Tar, l’interesse della De Vizia – è scritto – “è quello di eseguire il servizio sulla base dell’offerta legittimamente presentata in sede di gara e, in subordine, di impedire che una commessa pubblica di rilevatissimo importo venga affidata in assenza di una regolare procedura di gara, non essendo aspirazione primaria della società quella di ottenere un risarcimento per equivalente monetario per effetto dell’eventuale accoglimento del ricorso”.

L’udienza per la richiesta di sospensiva è fissata per il 9 novembre prossimo.