Allevamento cozze a Terracina, tutto quello che Zingaretti deve sapere per bloccare il mega impianto

Da sinistra Giuseppe Masci, Alessandro Di Tommaso e Arcangelo Palmacci

Adesso c’è anche un dossier contro l’istallazione del mega impianto di allevamento cozze davanti alla costa di Terracina. Si tratta di una serie di osservazioni d’ingegneria e di carattere giuridico e ambientale che ieri mattina sono state illustrate durante una conferenza stampa tenuta dal candidato sindaco del Pd Alessandro Di Tommaso, insieme ai candidati consiglieri Giuseppe Masci di Terracina 2026 e Arcangelo Palmacci di “Insieme a te”.

Il lavoro svolto rappresenta un contributo importante alla battaglia mossa a livello istituzionale dal commissario prefettizio Erminia Ocello, che ha chiesto alla Regione Lazio il riesame del provvedimento autorizzativo rilasciato alla società Mitilflegrea di Bacoli per l’impianto di allevamento di cozze da realizzare tra Foce Sisto e Porto Badino, e da Agenda 21 che ha presentato alla direzione regionale Agricoltura, Caccia e Pesca istanza di accesso agli atti ed estrazione in copia della documentazione relativa al procedimento di autorizzazione al fine di approfondire le motivazioni che hanno determinato l’esito favorevole della richiesta della società napoletana, atteso che lo specchio acqueo individuato per gli impianti ricade in un sito dichiarato di interesse comunitario e interessato dal programma Mare Nostrum a tutele degli ecosistemi e della biodiversità.

“Non ci sono ragioni di parte che tengono quando è in ballo il benessere della comunità di Terracina”, ha detto ieri Di Tommaso nel corso della conferenza stampa che si è tenuta nel suo point elettorale. Ad illustrare i dettagli tecnici delle eccezioni contenute nel dossier è stato l’ingegnere Masci soffermandosi, oltre che agli aspetti legati al sito di interesse comunitario e al programma Mare Nostrum, anche  alle deiezioni dei mitili che depositandosi sul fondo potrebbero avere conseguenze nefaste per la riproduzione della posidonia e di altre specie viventi. La determinazione regionale con la quale si è dato il primo ok al mega impianto, secondo la ricostruzione contenuta nel dossier, sarebbe stata possibile per effetto di un “vuoto” tutt’altro che trascurabile, ovvero l’assenza di un piano di gestione delle acque territoriali e di prossimità. “Che va assolutamente approvato”, ha dichiarato Di Tommaso.

La raccolta delle osservazioni, ben circostanziate, si trova ora sul tavolo del presidente della Regione Nicola Zingaretti. A Terracina sono in molti a sperare in un intervento che sospenda l’autorizzazione. Il commissario Ocello ritiene che vi siano i presupposti per una revoca in autotutela. Dello stesso avviso è l’amministrazione comunale di San Felice Circeo pronta anche ad un ricorso al Tar.