Aprilia, il boss della mafia del Brenta al lavoro con l’ente, l’affondo di Carmen Porcelli

Il consigliere d’opposizione al sindaco: “Ora controlli stringenti su tutti gli appalti”

“Non basta trincerarsi dietro la lista bianca della prefettura per autoproclamarsi amministrazione trasparente. La trasparenza si dimostra con i fatti e per scongiurare che, come accaduto per il caso delle casette dell’acqua, boss della malavita organizzata lavorino per l’ente pubblico sotto mentite spoglie, serve un controllo approfondito su tutte le ditte che offrono servizi o forniture all’ente di piazza Roma”. Un giudizio chiaro, quello espresso dalla consigliera della lista Primavera Apriliana Carmen Porcelli, dopo il caso esploso su Report e legato alla realizzazione anche ad Aprilia del progetto per Le Case dell’acqua. Il comune pontino, insieme a quello di Guidonia e a tanti altri in tutta Italia, nel 2012, nell’ambito di un progetto più amplio promosso dall’assessorato all’ambiente per la riduzione degli imballaggi nelle scuole, avrebbe concesso in appalto l’installazione e la manutenzione di fontane erogatrici dell’acqua all’interno di dieci scuole e nella sede comunale alla Anyacquae di Brescia, la ditta legata all’ex boss della mala del Brenta Felice Maniero. Pochi mesi dopo l’amministrazione ha revocato l’incarico per assenza di interventi di manutenzione, ma a scoprire l’identità del titolare della ditta, che si è arricchita proprio grazie ad appalti con le pubbliche amministrazioni pur non garantendo un servizio ottimale, è stata la trasmissione televisiva di Rai Tre. “Quando ho presentato la mozione sulla riduzione degli imballaggi nelle scuole- dichiara il consigliere Carmen Porcelli- la delegata all’ambiente non ha fatto accenno a quell’appalto e ai problemi che avrebbe riscontrato sulla qualità del servizio. Un comportamento davvero inqualificabile il suo. Viene spontaneo chiedersi perché non abbia convocato una conferenza stampa sull’argomento, invece in maniera superficiale, hanno atteso fosse Report a portare alla luce il caso. Mi chiedo inoltre come possa oggi l’amministrazione affermare che l’acqua era potabile quando a Fontenuova hanno rinvenuto delle larve. Hanno effettuato le analisi necessarie? Se da un lato va censurato il comportamento dell’assessore al ramo, la carenza ricade come un macigno sulle spalle dell’intera amministrazione. Reputo il caso molto preoccupante, dal momento che i fruitori erano bambini delle scuole elementari. Preoccupante inoltre constatare che della delibera di affidamento, effettuato a cura dell’Energy Manager, sul sito del comune non via sia più alcuna traccia”. L’atto di affidamento è presente invece sull’albo pretorio del Comune di Guidonia, che con la determina 82 del 12 marzo 2011, affidava il servizio alla ditta riferibile a “Viso d’angelo”, per installare in via sperimentale 2 depuratori su due fontane pubbliche, attraverso una convenzione della durata di 15 anni. L’episodio però, lungi dal rappresentare un caso isolato, ridesta l’attenzione dell’esponente di opposizione sull’esigenza di un controllo capillare sugli appalti più esposti. “Se un appalto di piccola portata come questo riesce a mettere nel sacco una pubblica amministrazione come quella di Aprilia- commenta Carmen Porcelli- che si ritrova oggi tra i clienti dell’ex boss della mafia del Brenta, viene spontaneo chiedersi cosa possa accadere con appalti più sostanziosi. Ora che il sospetto di un’assenza di un controllo approfondito sulle ditte che lavorano per conto dell’ente è diventato un fatto concreto, mi auguro che il primo cittadino metta mano agli appalti in corso, controllando con attenzione tutte le ditte che lavorano per conto dell’ente di piazza Roma. Rientrare nella lista bianca della prefettura infatti, non esclude che dietro ai fornitori si celino altri personaggi discutibili, al lavoro per enti pubblici sotto mentite spoglie. Controlli che andrebbero estesi, a scopo cautelativo, solo per citare un esempio alle ditte che si occupano per conto dell’ente del ritiro degli abiti usati con i cassonetti gialli, trattandosi di un giro d’affari che in altre grandi città ha rivelato traffici non esattamente puliti e trasparenti, tanto che a Roma la gestione esternalizzata della differenziata sugli indumenti è finita nel filone di indagine di Mafia Capitale e l’Ama si prepara a rimuovere dalle strade 1.800 cassonetti gialli. Molti altri i settori a rischio e un’amministrazione trasparente ha il dovere di porre sotto la lente ogni grande appalto, che potrebbe finire nelle mani sbagliate”.