Campi fumanti, 23 indagati nell’inchiesta sui rifiuti dell’Antimafia

23 indagati
Un momento della conferenza stampa di questa mattina a Roma

Sono 23 gli indagati nell’inchiesta Smokin’ fields (campi fumanti), che ha portato questa mattina alla chiusura della Sep di Pontinia e al sequestro di altre 2 aziende, una a Pontinia sempre e una a Roma, terreni in cui veniva sversato il compost prodotto, e di conti correnti.

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma ha rigettato le richieste di custodia cautelare per alcuni degli indagati, presentate dalla Direzione distrettuale antimafia, ma disposto il sequestro della Sep e società a questa legate, di una discarica vicino Roma e di oltre 1 milione di euro per indebito percepimento. L’indebito percepimento si spiega con la tariffa maggiorata che i Comuni hanno pagato in questi anni pensando di trasformare il rifiuto in compost, ma l’operazione non è mai stata terminata.

È stata la polizia stradale, intercettando i camion di compost in viaggio verso Roma e pensando fosse un illecito perché la Sep era sotto sequestro, a far partire gli accertamenti sui mezzi. Parte così un’altra attività di indagine, oltre quelle già svolte dalla Procura di Latina, che ha coinvolto la Dda di Roma che chiede ed ottiene le intercettazioni.

Da queste emerge che il compost, che prima veniva sversato nei terreni di Pontinia, sarebbe andato a finire in una discarica gestita sempre dai proprietari a Pontinia della Sep ma anche della Sogerit, azienda vicina che si occupa sempre di rifiuti. Lo stesso compost sarebbe finito anche interrato in alcuni terreni di Pontinia e di Roma. Ne sono stati sequestrati 4.

A questo punto vengono interpellati anche gli investigatori del Nipaf che chiariscono che l’attività della Sep in realtà era regolare. Intanto però erano stati prelevati e analizzati campioni di compost e qui si scopre che non rispetta le qualità necessarie. I rifiuti, secondo gli investigatori, non verrebbero sottoposti ad un adeguato processo di lavorazione e fermentazione, e il risultato è un compost fuori specifica, quindi rifiuto ancora che non può essere utilizzato per concimare i campi. Da qui le ipotesi di reato di smaltimento illecito e traffico illegale di rifiuti.

Alla fine del 2018 Giuseppe Miliano, che stava coordinando le indagini, finita l’ultima sperimentazione, avrebbe potuto chiudere di nuovo l’azienda, perché non c’erano risultati oggettivi relativi ai miasmi. Tutto il fascicolo passa però alla Dda che ha continuato le indagini fino al sequestro di oggi. Per questo i comitati di cittadini non trovavano risposta quando andavano a chiedere, per esempio in Regione, perché nulla si muovesse nonostante il problema non fosse risolto.

Coinvolti nell’inchiesta anche diversi laboratori di analisi di Frosinone, Roma e Napoli, che accertavano falsamente che il compost era regolare e pronto per essere sversato sui campi. Parecchi rapporti di prova sarebbe stati infatti falsificati dai laboratori di analisi privati.

I reati contestati sono per tutti gli indagati concorso in traffico illecito di rifiuti, nonché, per alcuni di essi, anche il falso ideologico in atto pubblico nella predisposizione di certificati di analisi, abbandono di rifiuti e discarica abusiva, e infine l’intralcio all’attività di vigilanza e controllo ambientale.

Le altre società sequestrate sono le aziende che svolgono rispettivamente la gestione di alcune fasi della lavorazione del materiale in ingresso proveniente dalla raccolta differenziata dei comuni e la ditta che gestisce i trasporti, dunque i mezzi che effettuano i movimenti dall’impianto di Pontinia alla discarica romana.

Il nome dell’operazione deriva invece dal fatto che i terreni sui quali veniva effettuato lo spandimento del compost, letteralmente “fumavano”, segno evidente – secondo gli investigatori – di una mancata maturazione del materiale, che invece continuava a fermentare in corso d’opera, contravvenendo in tal modo ai più elementari principi di rispetto dell’ambiente, a cui si sarebbero dovuti attenere i responsabili degli impianti sequestrati.